di Pietro Ferrazzi
Nel febbraio 2023 al convegno “Alice nel Paese del Digitale. I giovani nel mondo della rete” organizzato presso la sede dell’Enciclopedia Italiana (Treccani) di Roma, sono intervenuti costituzionalisti, personalità del mondo delle imprese e della pubblica amministrazione insieme al Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. È stata un’occasione per portare un contributo del punto di vista “di dentro”, di chi vive, per motivi anagrafici, gli effetti della rivoluzione digitale in maniera molto ampia, anche a partire dalla mia esperienza di studio e ricerca sull’Intelligenza Artificiale.
Un paio di anni fa, in un uno scambio di mail con il prof. Massimo Cacciari sul tema del “cambiamento epocale” dovuto al digitale sono stato messo di fronte a questa opinione: «la novità tecnologica muta radicalmente la nostra forma mentis, ma le vere novità stanno nel tremendo declino della potenza europea, decadenza delle nostre strutture produttive, del sistema formativo». Più recentemente ho avuto modo di ascoltare la relazione del prof. Luciano Floridi al Digital Day di Lecce, secondo il quale ci sarebbe in corso una «campagna di distrazione di massa» sui temi di Intelligenza Artificiale, per cui la comunicazione catastrofista/apocalittica sulla macchina che prenderà il predominio sull’uomo rischia di mettere in ombra le vere sfide che questo ultimo traguardo della tecnica propone.
La mia generazione – ho 24 anni – ha delle possibilità che, per esperienza, non so giudicare se siano inedite o meno. Il dispositivo di accesso al mondo digitale è senza dubbio il telefono. Tramite questo, si fanno alcune operazioni che sono alla base della quotidianità di moltissimi. La comunicazione tra pari avviene principalmente tramite piattaforme online. Le forme di intrattenimento digitali consistono nel trascorrere gli intervalli tra un’attività e un’altra, le pause, gli spostamenti, i tempi di silenzio quando si è con gli amici, i momenti prima di addormentarsi, guardando contenuti su social network. Esiste un codice di conversazione che risulta totalmente incomprensibile a chi non abbia accesso a questa dimensione, e anche all’interno i gruppi di interesse sono ben distinti. Anche l’accesso a film, serie tv e documentari è facilissimo. Per quanto riguarda i viaggi, le opzioni a disposizione sono innumerevoli; di fatto, c’è una possibilità di movimento pazzesca relativamente accessibile dal punto di vista economico. Nel lavoro, l’interconnessione consente, almeno a figure a medio-alta specializzazione, di avere un ampio orizzonte di opzioni concrete. Non si tratta solo della possibilità legale di movimento, ma dell’opportunità reale di individuare ed ottenere online posizioni lavorative collocate in posti geograficamente distanti. Anche l’esperienza universitaria è una commistione di digitalizzazione di processi diversi, dalle modalità didattiche alle comunicazioni ufficiali. L’informazione su fatti di cronaca e politica transita in forme di titoli o al più brevi contenuti real time, per cui ogni volta che avviene qualcosa lo si sa immediatamente. Lo shopping è fondamentalmente online, per cui i vestiti e le scarpe si scelgono rapidamente a partire dalle foto in cataloghi sconfinati. Il processo di acquisto è dunque un ciclo da ripetere anche due o più volte: scelta del prodotto, acquisto, spedizione e ricezione, prova del prodotto, eventuale (e frequente) reso con annessi spedizioni e rimborsi. Questi sono alcuni degli esempi in cui gli strumenti digitali hanno un impatto forte nella nostra quotidianità. Non c’è un giudizio di merito, ognuno può estrarre da questi fatti elementi positivi o negativi a seconda della propria sensibilità.
Per concludere, vorrei proporre un esempio e una conseguente riflessione che muovono dalla mia attività di ricerca. Il Natural Language Processing (NLP) fa riferimento all’analisi del linguaggio naturale. Si tratta di estrarre informazioni da testi scritti e conversazioni registrate generati da persone negli scenari più diversi. Le tecniche che, nel mio settore, producono i risultati migliori sono quelle di Intelligenza Artificiale Generativa, rispetto ai quali c’è una grande attenzione, in particolare per quanto concerne le problematicità. Questi modelli non sono altro che una serie di operazioni matematiche, una in fila all’altra. Un modello funziona bene quando queste operazioni sono fatte in modo efficace. Quando si parla di training di un modello, ci si riferisce all’impostare in modo adeguato la struttura di queste operazioni in modo da ottenere il risultato desiderato, che generalmente coincide con il produrre un testo artificiale il quanto più possibile simile a quello naturale: ne consegue che un buon modello non faccia altro che replicare in maniera straordinariamente efficace quello che hanno imparato dai dati naturali, da cui deriva il fatto che il risultato optimum ottenibile sia la replica esatta dei contenuti intrinseci ai dati “imparati”.
Ho avuto la possibilità di condurre alcuni esperimenti nei quali si è visto come questi modelli generino risultati coerenti con la visione del mondo dominante nei dati. Uso questo esempio per mostrare come non sia vero che la tecnologia che usiamo sia neutra, ma quanto questa sia invece il prodotto della cultura che l’ha generata, in senso fondativo. E, se è vero che l’intelligenza artificiale sarà un passaggio successivo della rivoluzione digitale, allora è anche vero che le potenzialità aperta allo sviluppo digitale producono dei risultati che sono allineati al sistema che lo genera. Ne segue che un mondo che si fondi, per esempio, sul consumismo, non può fare altro che produrre strumenti di consumo. Sto parlando, per esempio, del turismo mangia e fuggi guidato dalle politiche delle aziende del settore, ma anche dalle modalità misere, purtroppo violente, di vivere le relazioni di coppia che si alimentano anche dei milioni di contenuti pornografici online, al di là della legalità o illegalità di questi. Desidero concludere sottolineando quindi come il digitale offra delle grandi, belle possibilità, soprattutto a chi ha avuto la fortuna di nascere immerso in esso. Tuttavia, non può certamente prescindere da un’azione culturale, sociale e politica per far sì che gli strumenti che produce mettano al centro la persona e il suo sviluppo.
Scrivi un commento