Formare cercatori di Dio
Coscienze intelligenti di membra profetiche
Che cos’è?
Un sogno, un desiderio, un progetto: offrire a tutte le studentesse e gli studenti universitari che entrano a farne parte della FUCI un’esperienza di crescita personale integrale, che ha nella ricerca di senso le sue radici e nella dimensione comunitaria la sua linfa. Lo studio è per noi lo strumento da cui partire per rispondere seriamente e attivamente alle questioni che la contemporaneità solleva, e da quello partiamo per metterci a servizio nell’Università, nella Chiesa e nel mondo.
L’obiettivo, lo scopo, la missione: ciò a cui ci sentiamo chiamati e ci impegniamo ad aderire attraverso tutte le attività in cui si realizza la vita della federazione. “Formare cercatori di Dio, coscienze intelligenti di membra profetiche” è un modo condensato e impegnativo per dirlo, ma puntiamo insieme a cose grandi!
Com’è nata?
La proposta formativa è il frutto del lungo percorso di ripensamento che ha coinvolto i vari gruppi della federazione.
Dal libro della Genesi (Gn 12, 1-9)
Il Signore disse ad Abram:
“Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra”.
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei.
Il Signore apparve ad Abram e gli disse: “Alla tua discendenza io darò questa terra”. Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso. Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. Poi Abram levò la tenda per andare ad accamparsi nel Negheb.
L’icona biblica
Perché una proposta formativa per giovani universitari dovrebbe trovare in Abramo, che ascolta e sceglie di accogliere la propria chiamata già in età avanzata, una icona biblica? Perché la sua storia, della quale la Parola è custode, ci consegna un uomo che riconosce la necessità di mettersi in cammino, un uomo disposto a percorrere sentieri nuovi alla ricerca di un luogo da abitare, un uomo chiamato a scoprire il Signore e i suoi doni, per giocarli per se stesso e per gli altri.
Questo passo del capitolo XII di Genesi racchiude la forza e il dramma della chiamata di Dio. La prima delle chiamate, dopo quella di Adamo e dopo il suo rinnegamento, che fa di Abramo il patriarca per eccellenza. In lui Dio getta il seme della promessa di una lunga discendenza ben voluta dal cielo, in lui “si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. È proprio Abramo, dunque, l’icona a cui la Fuci vuole guardare in seno al suo cammino formativo e sinodale. Seguendo
l’insegnamento del Salmo 105, facciamo memoria della promessa fatta ad Abramo, di Dio che “si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni” e alla luce dell’antica promessa e della nuova alleanza stipulata nel sangue di Gesù Cristo, leggiamo il nostro presente.
Il capitolo si apre con Dio che parla e affida al patriarca la sua Parola. Questo primo elemento è significativo: Dio ci parla per primo, ha per ciascuno di noi un progetto di libertà che ci chiama a scoprire. Nel capitolo precedente si racconta di come Terach, padre di Abramo, si stabilì a Carran, con Abramo, suo figlio, Sarai, sua nuora, e Lot, suo nipote. Abramo in queste pagine del capitolo XI non è ancora protagonista della sua storia, essendo trattato quasi come una proprietà del padre. Dio, però, vuole liberare Abramo dalla lunga discendenza che lo lega alla casa, alla terra e alla volontà di suo padre, e alla terra a cui fu legato Adamo con Eva dopo la cacciata. Dio vuole liberare Abramo dalla dipendenza dalle cose del mondo, per donargli un luogo fertile, una terra dove prosperare come creatura nuova e rinnovata.
Ecco dunque che il dodicesimo capitolo si apre con le parole di Dio. Come la creazione è sorta per volontà del Creatore, operata per mezzo della sua Parola, così la nuova creazione che è la vita di Abramo parte dalla Parola di Dio a lui rivolta. “Vattene”. Così inizia la vita dell’uomo Abramo: vattene! Ad Abramo è chiesto di lasciare ciò che possiede, o forse, ciò che lo possiede. Abramo è stato “preso” da suo padre e con lui portato in una terra che è divenuta la sua casa. È stato messo
davanti all’inevitabile sorte del “figlio”: seguire con il capo chino verso il suolo il padre, le sue orme e la sua strada. Abramo, all’inizio del brano, possiede tutto quello che possiede il Padre. Suo padre si era stabilito a Carran, ma la richiesta di Dio è di abbandonare la terra e partire. Abramo aveva costruito la sua vita con la sua famiglia, ma Dio gli chiede di separarsi da Lot e dalla parentela (cosa che farà solo nel capitolo XIII). Abramo si è stabilito nella casa di suo padre che ormai è morto, ma Dio gli chiede di rinunciarvi. Dio ordina ad Abramo di tagliare le catene del passato, per lasciare che nella sua vita entri la Grazia.
Questo è un tema ricorrente nella storia della salvezza: l’uomo può fare tanto, può costruire tanto con le sue mani, ma quello che fa non basterà mai per salvarsi e per essere libero. C’è bisogno dell’intervento della Grazia, dell’intervento di Dio per poter portare la salvezza nel mondo. Guardando alla genealogia di Gesù si nota qualcosa di simile: una storia umana che, nel suo procedere incerto sulle strade della promessa del Signore, diventa luogo prescelto per l’innestarsi di un seme divino. Così è anche per il patriarca Abramo: Dio si inserisce come elemento discriminante nella sua storia. Se non ci fosse stata la vocazione, sarebbe stato un pastore come tanti altri, vissuto nella casa di suo padre e nella terra di suo padre. Ma il Padre, per lui e per il mondo, ha preparato altro: lo ha fatto e lo fa anche per ciascuno di noi, qui e ora.
Un secondo elemento da leggere tra le parole di Dio rivolte ad Abramo è la promessa di poter “essere una benedizione”. Perché questo dovrebbe interessare Abramo, e perché interessa così tanto Dio? L’elemento che emerge è l’attenzione che Dio dà alla nostra vita inserita in un più ampio contesto, che a noi sfugge ma che siamo chiamati a capire e ad abitare con responsabilità. È come se dicesse: «Tu non sai quello che sto facendo per te, ma i doni che ti do e le rinunce che ti propongo non sono solo per la tua salvezza e per la tua libertà ma, per mezzo tuo, sono anche per gli altri». La logica di Dio ci sfugge, esula anche “La Sapienza dei sapienti” (1 Cor 1, 19). Però la parola di Dio è promessa di benedizione per noi e per chi in noi Dio stesso vorrà benedire.
Così anche noi stiamo davanti alla Parola del Signore, che chiama noi giovani a intravedere e metterci in cammino verso orizzonti ampi, per rendere a Lui e alle persone che ci circondano la nostra vita. Il Signore esorta Abramo e, con lui, esorta anche noi dicendo: «Alza gli occhi e, dal luogo dove tu stai, spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l’oriente e l’occidente. Tutta la terra che tu vedi, io la darò a te e alla tua discendenza per sempre». (Gn 13, 14-15)
Dio ci chiede di alzare gli occhi dal nostro ombelico, di liberare il cuore dalle nostre piccolezze e dalle logiche piccole di un mondo che troppo spesso sembra tirare i giovani per la manica. “Non costruite un muro davanti alla vostra vita. I muri ti chiudono, l’orizzonte ti fa crescere! Guardate sempre l’orizzonte, con gli occhi, ma soprattutto con il cuore! Aprite il cuore!” (Papa Francesco, Videomessaggio ai giovani che si preparano per la GMG di Lisbona 2023)
Il Signore ci offre la possibilità di assumere il suo sguardo sulla realtà, rivolgendolo libero verso i quattro punti cardinali, che indicano la terra intera, ricordando che il Signore della nostra vita è uno solo e il Padre che ci genera nello spirito è uno solo.
La Proposta Formativa
La Proposta Formativa della FUCI si rivolge dunque a tutti quegli studenti e studentesse di buona
volontà che desiderano formarsi a coltivare una ricerca profonda di Dio, esercitare la propria
coscienza per ritornare a dar senso alle cose e alla vita, diventare tessitori di comunità vicini al
proprio prossimo.
Questo testo è il punto di arrivo di un processo biennale: è il sole che risplende nel cielo, sorto dopo “L’alba di un nuovo corso”. Questo era il titolo del documento con cui la Federazione annunciava la scelta coraggiosa di convocare, per la prima volta nella sua storia, gli Stati Generali. Ciò significava prendersi due anni di tempo per rivedere il senso della propria azione formativa in un mondo che cambia epoca e in una storia che ci interroga.
Ogni cambiamento è, per sua natura, una rivoluzione. E una rivoluzione, per sua natura, trova sempre tutti coinvolti. Questa è stata l’ambizione più grande del Percorso di Ripensamento Federativo verso gli Stati Generali: coinvolgere tutti per lavorare ad una proposta formativa che contenesse la risposta ai bisogni di tutti, senza lasciare indietro nessuno. Per fare questo è servito avviare un vero e proprio laboratorio di sinodalità reso possibile dall’encomiabile lavoro delle Commissioni per il Ripensamento Federativo.
Le Commissioni hanno condotto un lavoro di ricerca sul contesto attuale, ciascuna a proposito di uno dei quattro pilastri della vita federativa: Vita Universitaria, Comunità, Cultura e Spiritualità. L’analisi di contesto su ciascun pilastro ha posto l’attenzione su dati di realtà, magistero della Chiesa, posizione dei fucini, posizioni dei portatori di interesse, bisogni formativi. Si è ricorso alla consultazione di bibliografia, interviste semistrutturate a fucini e rappresentanti di organizzazioni affini o alleate, dibattiti fra i membri delle commissioni di studio.
Molteplici e complessi i bisogni emersi ed espressi nelle sintesi elaborate dalle commissioni: il bisogno di maggiore formazione teologica per acquisire maggiore consapevolezza della propria fede e per coltivare una duratura relazione con Cristo nella frequentazione della Parola; il bisogno di un nuovo impianto tematico; il bisogno di creare comunità in comunione e in uscita, di creare connessioni tra i gruppi e di fornire strumenti validi a tale scopo; il bisogno di aprirsi verso realtà caritative; il bisogno di far incontrare le visioni alternative che popolano il tessuto federativo; il bisogno di formarsi alla coscienza dei problemi universitari; il bisogno di prepararsi al tempo post universitario.
A partire dalla visione di Fuci offerta dallo Statuto e dai bisogni appena ricordati, i Rappresentanti dell’Assemblea Federale e Coordinatori delle Commissioni, adottando il metodo della conversazione spirituale, hanno cercato di individuare quella che è la Missione che questi consegnano alla Fuci: ciò che il Signore chiede alla Fuci e che deve essere la proposta della Fuci alla contemporaneità.
Il frutto del discernimento, elaborato e approvato dal Coordinamento Centrale per gli Stati Generali, è la Missione della Federazione, che costituisce titolo e finalità della sua Proposta Formativa:
Formare Cercatori di Dio
Coscienze intelligenti
di membra profetiche
Formare cercatori di Dio significa formare donne e uomini che avvertono la sete di un amore capace di superare le nostre mancanze, e che seguono nel mondo i segni che il Signore ha lasciato in noi, scorgendo qui e ora i tratti del Volto di Dio. E’ necessario che questi siano coscienze intelligenti – ovvero donne e uomini che hanno la sensibilità, e quindi l’abilità di leggere la realtà nonché la capacità di viverla – e membra profetiche – quindi donne e uomini partecipanti di una comunità, che agiscono in maniera coesa, mantenendo la propria eterogeneità. La loro attività consiste nella testimonianza, nella vita e nelle opere di una fraternità nella fede e nelle aspirazioni. Questo si attua leggendo i segni dei tempi nella realtà, alla luce del Padre.
Tre Commissioni Tematiche hanno condotto un lavoro di ricerca su ciascuna delle tre locuzioni che costituiscono la Missione. Tale lavoro ha visto una conversazione spirituale preliminare sul significato di ciascuna locuzione e un’analisi SWOT – attenta a individuare punti di forza e punti di debolezza della Federazione, ma anche opportunità e minacce ad essa esterne o possibili nel futuro – a proposito di ciascuna delle tre azioni formative individuate.
Alla luce di tale quadro, ciascuna Commissione Tematica ha condotto un discernimento su tre nuclei dell’azione formativa di propria competenza, arrivando alla formulazione del Sommario della Proposta Formativa, che ha fatto da bussola per la fase di stesura vera e propria del testo, affidata alla Commissione di Redazione. Quest’ultima, in concerto con le Commissioni Tematiche, ha dato carne allo scheletro delineato e corpo alle tante riflessioni emerse.
Il frutto del lungo processo sinodale descritto è questo testo, espressione di una Federazione viva, fatta di fucini e fucine che tanto hanno di significativo da dire sulle grandi sfide del nostro tempo. Nonostante le differenze presenti in termini di sensibilità ed esperienze fra i contesti che ciascun gruppo e ciascun membro della Federazione si trova a vivere, non si può fare infatti a meno di notare un plafond condivisibile che definisce le sfide della formazione di oggi e domani.
Questo testo non pretende di esaurire la riflessione, ma invita a guardare criticamente e amorevolmente al contesto che ci circonda e alle sue criticità maggiori quali la ricerca dell’eccellenza del voto tuttavia priva di una dimensione di senso, il rischio della solitudine e degli isolamenti, l’assenza della fisicità nelle relazioni sempre più digitali, la crisi ecologica che è connessa alla crisi delle comunità.
Sarà responsabilità di ciascun gruppo, e in seno ad essi di ciascun fucina e fucino, non accontentarsi di risposte superficiali e problematizzare ciò che davvero sta a cuore, per individuare e scegliere l’azione formativa più capace e più adatta a rispondere alle domande che ciascuno di noi si sente porre dalla propria vita.
In ambito formativo, centrale è la complessa connessione fra soggetti, finalità, strumenti e tempi. Contesti diversi in termini di persone, tessuto sociale e struttura del gruppo portano infatti alla possibilità di adottare modalità di apprendimento, obiettivi e criteri di valutazione diversi. La Federazione è chiamata a prendere sul serio lo studio di tale connessione, che sarà oggetto dei lavori sullo “strumentario”, che saranno condotti in epoca successiva agli Stati Generali dalla Commissione nazionale d’implementazione della Proposta Formativa. Per ogni fine, c’è un nuovo inizio.
Non si può non notare come i primi Stati Generali della Fuci cadano nello stesso anno in cui ricorre un secolo dalla nascita di Don Lorenzo Milani, che ciascuno di noi ricorda come grande uomo, educatore, sacerdote, profeta, cristiano. «Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande: I CARE. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”».
Lasciamo dunque che dalle sue parole e dalla sua vita scaturisca l’auspicio con cui leggere il testo della Proposta Formativa della Fuci. Lasciamo che da questa sbocci il desiderio di una Federazione capace di formare uomini e donne amanti del gusto, ora dolce ora aspro, del Vangelo; uomini e donne a cui stia a cuore cercare e testimoniare il Signore; uomini e donne disponibili alla fatica di pensare con la propria testa; uomini e donne che siano buoni lavoratori, professionisti, intellettuali, ma anche artisti, filosofi, poeti, cittadini e credenti consapevoli; uomini e donne protagonisti coraggiosi della propria storia, oggi e domani.
Lasciamo che questo desiderio sia illuminato dalla vita di Abramo, che si spiega nella luce della Parola. Mettiamoci alla sua scuola, e abbandoniamo con lui la nostra Carran. Dietro a lui, fucini e fucine diventino uomini e donne capaci di dare spazio a un anelito di libertà autentica e prospera, uomini e donne disponibili a lasciar rinnovare la propria vita dalla Grazia. Vogliamo essere uomini e donne consapevoli di quello che siamo, perché noi «Siamo manovali, non capomastri, servitori, non messia. Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene»¹
1 O.A.Romero
Capitolo Primo – Cercatori di Dio
Da sempre l’essere umano è capace di trascendenza, sentendosi abitato da domande di senso fondamentali riguardanti la sua esistenza¹. Domande che, a seconda di come vengono custodite, orientano l’intera vita della persona. Questa sete di senso, che dà sapore alla vita e inquietudine all’anima, ci pone in una dimensione di ricerca: l’uomo, nella sua condizione antropologica universale, è homo viator, è pellegrino che tende al Bene sommo, fine ultimo dell’esistenza in grado di rendere la vita degna di essere vissuta.
Questo aspetto, che rende l’uomo capace di infinito e in cui risiedono la magnificenza e l’originalità del suo essere, incontra non pochi ostacoli nella società in cui è
immerso. La logica consumista con astuzia interessata spia questo bisogno di senso insito nell’uomo, per coglierlo e guidarlo a proprio vantaggio. Persuaso infatti da verità che sono sempre altrove rispetto a sé, l’uomo finisce per saltare di realtà in realtà come un’ape che vola di fiore in fiore, nell’illusione di trovare una risposta sull’esistenza e sulla propria identità. Al contrario, con questo atteggiamento finisce per vendere un pezzo di sé ad ognuna di esse, ritrovandosi alla fine esausto, confuso e frammentato². Anche la logica efficientista, che permea ogni dimensione della società odierna, dallo studio al lavoro, avversa questa ricerca di senso. La prima, infatti, pretende brevità di processo, immediatezza ed efficacia di risultato; la ricerca di senso³, al contrario, ha bisogno di tempo per essere nutrita, e chiede umile silenzio, attenta riflessione e lento approfondimento.
A causa di questi e di molti altri ostacoli, la persona fatica a familiarizzare e a dar voce all’inquietudine che la anima. In cuor suo la percepisce come fuoco, ma quando desidera comunicarla all’esterno ne esce un affaticato balbettio. Tuttavia, è in virtù di questa fatica che la persona prende consapevolezza della sua limitatezza creaturale, accorgendosi di non poter fare affidamento esclusivamente sulle proprie forze e capacità nella ricerca di senso⁴. Questo limite va custodito e rispettato: non è infatti motivo di vergogna, né ostacolo da superare, bensì fonte stessa dell’inquietudine e luogo di incontro con l’Alterità. È proprio nel limite che sperimentiamo l’agire misericordioso del Padre, il quale, per sua libera iniziativa, nel Figlio si rende a noi vicino. È nel limite che sperimentiamo l’Incontro.
La Rivelazione capovolge ogni logica, offrendo una prospettiva inattesa: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20)⁵. Creature in cammino, poco importa quanto distanti da Lui ci percepiamo.
Alla luce di ciò, la Fuci si offre come luogo in cui la persona ha la concreta possibilità di alimentare la sete di Verità che la anima; luogo in cui imparare ad ascoltare questa inquietudine che la abita, individuandone la fonte e dandole una direzione («ci hai fatti per Te, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te»)⁶.
Questo avviene in primo luogo grazie all’incontro con persone differenti all’interno della Federazione. Mediante la relazione e il confronto con l’altro, infatti, si scopre la bellezza di camminare come comunità federativa e si prende coscienza non solo della propria identità, ma anche del legame che ci unisce nell’eterogeneità⁷: persone in cammino su strade differenti, ma illuminate dall’unica direzione della comunione col Padre.
Questa direzione unisce saldamente gli studenti e le studentesse della Federazione come tessere di un unico mosaico⁸, in cui la specificità di ognuno è occasione di crescita per tutti nel cammino di fede⁹. Inoltre, riunendo in sé persone provenienti da indirizzi di studio diversi, la Fuci è luogo di vigile ricerca e meditato approfondimento intellettuale¹⁰. Mettendo in dialogo le conoscenze di ciascuno si è in grado di assumere uno sguardo più completo della realtà e della persona. Il fucino e la fucina, infatti, ponendosi la domanda: “Dov’è Dio in tutto ciò? Come posso mettere a servizio della Sua volontà le mie capacità e conoscenze?”, educano lo sguardo¹¹ e imparano ad integrare la ricerca di Dio con la ricerca culturale di cui sono protagonisti¹². Per questo motivo, la ricerca e l’approfondimento intellettuale che caratterizzano la Fuci sono sostenute dalla meditazione sulla Sacra Scrittura, arricchite dalla riflessione teologica e rese vive dalla preghiera. In questo modo è possibile vivere gli studi e abitare l’inquietudine che ci anima, illuminati dall’intelligenza della fede¹³.
1. Conversazione spirituale, Commissione “Formare cercatori di Dio”: «Nell’intimità dell’uomo abita una sete di senso che, davanti alle esperienze esistenziali della vita (nascita, morte, malattia, amicizia ecc…), lo spinge a ricercare un senso che continuamente sembra scivolargli tra le dita».
2. Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Dati di realtà”: «[…] si selezionano le offerte di senso in base ai propri gusti, dando vita ad una sorta di bricolage religioso».
3. Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, sezione “Posizione dei fucini”: l’ambiente universitario spesso è percepito come un «ambiente fortemente portato alla competitività e dove spesso gli esami si vivono con ansia. L’università assomiglia sempre più ad un’azienda e gli studenti spesso non coltivano curiosità e interessi al di fuori dei doveri di base».
4. Conversazione spirituale, Commissione “Formare cercatori di Dio”: «[…] l’uomo, nel momento in cui si mette in cammino, non può fare a meno di accorgersi dei suoi limiti creaturali. Si percepisce creatura bisognosa di relazione con l’Amore originario, ma allo stesso tempo non riesce ad ergersi autonomamente sulle proprie gambe, in questocammino».
5. Conversazione spirituale, Commissione “Formare cercatori di Dio”: «Nel cammino di fede verso la relazione con l’Amore salvifico, l’uomo-creatura si accorge che il Padre stesso gli viene incontro, nel Figlio. Amando la sua creatura e desiderando di essere da lei amato, le va per primo incontro, supplendo al suo limite creaturale».
6. S. Agostino, Le Confessioni, I, I, I: «Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te».
7. Analisi SWOT interna, Commissione “Formare cercatori di Dio”, sezione “Punti di forza”: «Tante strade, un’unica direzione: la bellezza di camminare e condividersi come comunità universitaria sostenuti da una spiritualità cristiana unica ma ricca nella sua eterogeneità».
8. Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Posizione dei fucini”: «Punto di forza della spiritualità fucina sta nella diversità dei suoi componenti: essi sono come tessere che rappresentano le varie sensibilità spirituali e, se messe in relazione tra di loro, creano quel mosaico chiamato “Carisma fucino”».
9. Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Posizione dei fucini”: «gruppi composti da studenti di facoltà diverse […] la diversità è vissuta come qualcosa che arricchisce».
10. Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, sezione “Posizione dei fucini”: «L’eterogeneità dei campi di studio dei fucini arricchisce i dibattiti grazie alla multidisciplinarietà dei saperi».
11. Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Magistero della Chiesa”: Nella relazione con Cristo, «con lo studio e la preghiera, in noi avviene una metamorfosi del cuore e dell’intelletto, che dona all’uomo uno sguardo nuovo: è lo sguardo del cuore rinnovato, capace di amare e intravedere la bontà salvifica del Padre in ogni realtà della vita».
12. Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Posizione dei fucini”: «L’essenza del carisma fucino è la ricerca culturale integrata con una ricerca di Dio, e viceversa. Questo motto evidenzia come il fucino nei propri studi e ricerche si pone la domanda: “Dov’è Dio in tutto ciò?”. Ma la vera forza di questa affermazione sta nel “viceversa”: nel voler cercare Dio, dobbiamo iniziare ad integrarlo con quello che facciamo culturalmente».
13. Analisi SWOT interna, Commissione “Formare cercatori di Dio”, sezione “Punti di forza”: «[…] abitare le domande esistenziali dell’uomo illuminati dall’intelligenza della fede».
Un’immagine che può rivelare il carisma della Fuci è il mosaico, nel quale ogni tessera rappresenta la pluralità di esperienze e di conoscenze delle persone che la abitano. La Federazione, infatti, è luogo di incontro autentico, uno spazio in cui giovani provenienti da diverse esperienze di vita, di fede e di studio possono sperimentare un sincero ascolto dell’altro. La Fuci si impegna a valorizzare l’unicità, la sensibilità e la vocazione di ciascuno, affinché possano essere condivise e messe al servizio dell’altro come fili che si intrecciano e danno vita ad un arazzo.
Sapendo «quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio» (1Gv 3, 1), la Fuci, in comunione con la Chiesa, cerca di promuovere un passaggio fondamentale: scoprendosi figli e figlie, ci si riconosce fratelli e sorelle in cammino all’interno di una comunità dove si sperimentano amorevole ascolto e correzione fraterna¹⁴. Tale comunità è rappresentata dalla Federazione che si innerva nelle diocesi, volti della comunità universale e originaria che è la Chiesa.
Ed è nella Chiesa che la Fuci, partendo dalla pluralità dei carismi che la compongono, tesse un dialogo fecondo, generando con realtà esterne una viva ricerca di Dio. I fucini e le fucine devono farsi promotori dell’unità nella Chiesa, pensando anche, laddove è possibile, a una pastorale condivisa¹⁵. Fin da giovani occorre vivere la spiritualità della comunione e della sinodalità, imparando a pensare al plurale e ponendo come unico punto di partenza e di arrivo Cristo. Occorre convertire l’individualismo e l’autoreferenzialità in ascolto e incontro. Con questi strumenti, la Fuci può essere luogo di confronto in cui avviene un’apertura ecumenica ed interreligiosa capace di dare voce alla tensione al Bene sommo intrinseca a ciascun essere umano¹⁶.
L’identificarsi come parte della comunità ecclesiale è espressione della vocazione al dialogo della Fuci. Coltivare tale vocazione diventa una questione di stile: la volontà di mettersi in ascolto dell’altro si genera a prescindere che questi appartenga alla Federazione o ad altri percorsi di fede oppure che si senta lontano da Dio. Il dialogo fa parte della missione della Fuci, come strumento di pace e d’incontro, come esercizio di democrazia e testimonianza di un modo di abitare la realtà.
Da tutto questo emerge anche il valore unico dei giovani credenti, nello specifico dei fucini e delle fucine, che sono un dono di Dio, grazie al quale la Chiesa è chiamata a prestare vigile ascolto delle esigenze di tutti i giovani. Il loro dibattere, studiare ed interloquire con la Chiesa – avanzando istanze, domande e critiche – è una risorsa preziosa¹⁷. Allo stesso tempo, agevolato dalla presenza degli assistenti ecclesiastici, l’approfondimento del magistero della Chiesa, del linguaggio teologico ed ecclesiale e della sua identità è un’opportunità per i fucini e per le fucine¹⁸.
La ricerca di Dio si concretizza in chi abita la Fuci coltivando l’inquietudine del cuore, vissuta nella preghiera, nell’ascolto della Parola e delle Sacre Scritture, nella condivisione fraterna e nel dialogo all’interno e all’esterno della Chiesa.
«Amate questa Chiesa, siate in questa Chiesa, siate questa Chiesa» queste parole di Sant’Agostino siano di orientamento per essere tralci di un’unica vite che è Cristo.
14. Conversazione spirituale, Commissione “Cercatori di Dio”, “Parole chiave emerse dalla conversazione spirituale”, «comunità/ascolto: nella ricerca del Padre non sono solo. La comunità (es. Fuci) ha ruolo fondamentale nel percorso di ricerca, in quanto luogo sicuro di amorevole ascolto e fraterna correzione».
15. Analisi SWOT esterna, Commissione “Cercatori di Dio”, sezione “Opportunità”: «Collaborazione tra agenzie formative cattoliche: una pastorale condivisa».
16. Analisi SWOT esterna, Commissione “Cercatori di Dio”, sezione “Opportunità”: «Fuci come luogo di confronto: apertura ecumenica ed interreligiosa capace di dare voce alla tensione al Bene intrinseca a ciascun essere umano».
17. Sintesi di Contesto, Commissione “Spiritualità”, “Portatori di interesse”: «Circa il dialogo e la riflessione sui temi oggi più centrali, nonché lo studio delle posizioni magisteriali, emerge il valore unico dei giovani credenti; in particolare il loro fraterno dibattere, studiare ed interloquire con la CEI, portando domande e critiche. Approfondire quindi il Magistero, discuterne e chiedere conto di certe posizioni alla Chiesa, per il bene di essa. La Fuci è infatti dono di Dio grazie al quale la Chiesa è chiamata a prestare vigile ascolto alle esigenze dei giovani d’oggi».
18. Analisi SWOT interna, Commissione “Cercatori di Dio”, sezione “Punti di Debolezza”: «Analfabetismo religioso: scarsa formazione sull’istituzione e sull’identità della Chiesa Cattolica».
La cultura è sempre più lontana dall’essere un prodotto condiviso comunitario e sociale¹⁹. La realtà ci presenta un quadro nel quale si manifesta un «calo del valore del Sistema Produttivo Culturale e Creativo»²⁰. A causa della nostra società efficientista e consumista i prodotti culturali non vengono percepiti come un patrimonio universale, al contrario vengono consumati come un bene materiale, di poco valore e di breve durata. L’individuo, inoltre, è portato a guardare sempre più a sé stesso, cieco verso la realtà che lo circonda. Lo svilupparsi di questi atteggiamenti individualistici impoverisce il legame che ognuno può avere con l’altro. Questa indifferenza all’alterità produce diffidenza e disinteresse verso l’umano, verso la storia, verso il Creato e verso l’Assolutamente Altro. Davanti all’innestarsi di questa indifferenza, siamo chiamati alla responsabilità verso la generazione presente, e, per essa, alla cura verso le generazioni future. La cultura, che «esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze e aspirazioni spirituali»²¹, permette al fucino e alla fucina di stimolare e sviluppare una costante volontà di ricerca e di autoformazione²² rispondendo, così, alla chiamata alla responsabilità.
Nell’enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II parla di come nell’uomo la ragione e la fede non possano essere separate se si desidera conoscere veramente sé stessi, il mondo e Dio²³. È proprio così che «La Fuci può esprimere a pieno anche oggi il suo antico e sempre attuale carisma: e cioè la convinta testimonianza della “possibile amicizia” tra l’intelligenza e la fede»²⁴. Le proposte della Fuci, infatti, «sono caratterizzate dallo stile della mediazione culturale, intesa come sintesi vitale di fede e cultura»²⁵. Il terreno in cui questo stile dà frutto è quello delle relazioni vissute nel segno della fraternità e ispirate dall’amore evangelico²⁶. Queste diventano, così, spazi per rendere fruttuose la curiosità e l’attenzione all’alterità.
La Fuci si dà, poi, come priorità la cura del mosaico di carismi di cui è dimora²⁷. Per questo motivo la ricerca di Dio deve essere sostenuta da una sensibilità e uno spirito di accoglienza che permettano di costruire ponti con comunità interne ed esterne alla realtà universitaria, con una prospettiva interconfessionale ed interreligiosa, che non escluda dal dialogo anche coloro che non professano una fede²⁸. Infatti, perché l’incontro dia come frutto la cura dell’altro, bisogna riconoscerlo nella sua unicità, senza essere annebbiati né dal pregiudizio né da stereotipi. Per poter essere seminatori di dialogo fecondo, affinché l’approccio reciproco non sia anacronistico e incoerente, è essenziale avere familiarità con il linguaggio parlato dalle diverse realtà: dalla società civile alle fedi religiose, fino all’Università e ai numerosi contesti in cui fucine e fucini vivono²⁹. Ricordando sempre che alla base di una cultura radicalmente cristiana non può che esserci l’essere umano³⁰, l’accoglienza deve essere uno dei cardini dello stile fucino.
Infine, è essenziale ricordare come fucine e fucini siano chiamati ad abitare
attivamente il tempo universitario, senza aver paura di essere testimoni credibili della propria fede. Dimostrarsi prossimi a colleghi, compagni e amici fa sì che dallancondivisione delle tensioni dello studio possa emergere quella curiosità che stimola a porsi domande di senso. Lo stile fucino porta ad assumere un vigile sguardo nella ricerca di senso, dentro e fuori le aule, nel proprio campo di studi come in quelli affini e lontani, nel contesto federativo come in quello universitario. La Federazione è strumento per rinnovare lo sguardo di chi cerca negli studi e nelle relazioni che costellano i loro percorsi, il volto del Padre.
19. Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Dati di realtà”: «Abbiamo inoltre considerato le dinamiche di costruzione della cultura a partire dalle riflessioni portate avanti da Papa Paolo VI (Gaudium et spes) e dal filosofo Lyotard (La condizione postmoderna): con il tramonto delle grandi narrazioni, la cultura è sempre più lontana dall’essere un prodotto condiviso comunitario e sociale».
20. Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Dati di realtà”: «Dai dati consultati (Io sono cultura, fondazione Symbola e Unioncamere, 2021), volti a individuare un quadro statistico della cultura nel territorio italiano, possiamo notare un calo del valore del Sistema Produttivo Culturale e Creativo, con un impatto anche nell’occupazione dei settori economici ad esso riferiti».
21. Gaudium et Spes.
22. Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Dati di realtà”: «La formazione culturale è un elemento imprescindibile all’interno dei percorsi strutturati in FUCI. Essa deve stimolare e sviluppare un abito mentale volto ad una costante volontà di ricerca e autoformazione».
23. Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Magistero”: «Per far dialogare, poi, la nostra fede con la ragione, al fine di creare percorsi culturalmente validi, ci siamo riferiti alla Fides et Ratio di Giovanni Paolo II, secondo il quale l’uomo con la ragione raggiunge la verità, perché illuminato dalla fede scopre il senso profondo di ogni cosa e, in particolare, della propria esistenza».
24. Benedetto XVI, Messaggio ai membri della Fuci, 9 novembre 2007
25. Preambolo dello Statuto Nazionale della Fuci
26. Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Magistero della Chiesa”: «Questo per mezzo del dialogo; con lo sguardo rivolto all’orizzonte, verso nuovi saperi, e la mente rivolta al cuore, riportando all’unità nella relazione con Cristo».
27 Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Posizione dei fucini”: «Punto di forza della spiritualità fucina sta nella diversità dei suoi componenti: essi sono come tessere che rappresentano le varie sensibilità spirituali e, se messe in relazione tra di loro, creano quel mosaico chiamato “Carisma fucino”».
29 Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Posizione dei portatori d’interesse”: «Circa la ricerca di senso e il linguaggio, emerge l’importanza di capire il contesto in cui si abita, per apprenderne il linguaggio; altrimenti le comunità religiose rischiano di parlare un linguaggio diverso da quello che le sta attorno. Oggi inoltre è centrale il linguaggio esperienziale: parlare la lingua delle persone, perché la fede non è teoria, ma vita».
30 Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Posizione dei portatori d’interesse”: «Alla base di una cultura profondamente cristiana, inoltre, vi è la centralità dell’essere umano […]».
Capitolo Secondo – Coscienze intelligenti
Dall’analisi di contesto eettuata dalla Federazione è emersa la mancanza di lettura critica della realtà di tutti i giorni, rendendo necessaria una relazione con Cristo non superciale, che guarda alla Scrittura e al Magistero della Chiesa. In particolare, bisogna abitare criticamente il mondo digitale, dove oggi sono trascurate le necessità siche, relazionali e spirituali dell’uomo. L’aridità dell‘esperienza universitaria rende necessarie occasioni d’incontro tra studenti per ridarle senso. La vita associativa in FUCI permette di acquisire competenze utili alla cittadinanza attiva e alla partecipazione alla comunità ecclesiale.
È proprio in risposta a queste esigenze che la Fuci è chiamata a formare uomini e donne che hanno la sensibilità e, quindi, l’abilità di leggere la realtà e la capacità di viverla.
La coscienza è il punto di contatto tra il mondo interiore di ogni persona e la realtà esterna. È lo spazio in cui il dentro e il fuori si toccano, si guardano, si scoprono in relazione. La Fuci si sente chiamata a incoraggiare, alimentare e far germogliare coscienze intellgenti¹, ovvero donne e uomini capaci di leggere la realtà in modo profondo e di percepirne sensibilmente la complessità, la ricchezza e, quindi, le opportunità. La coscienza intelligente vive ogni cosa con l’intensità necessaria ed è presenza generativa e vivicante nella Federazione, nella Chiesa, nell’Università e nel mondo.
La Federazione, quindi, decide di mettersi a servizio di ciascun aderente, accompagnandolo nel percorso di crescita che ogni universitario è chiamato a vivere, prendendosene cura, sostenendolo e alimentando le sue riessioni di carattere culturale e teologico. In quanto universitari cattolici, infatti, oltre a occuparsi di cammini spirituali ed esistenziali, occorre occuparsi di cultura. Ciò risulta essenziale perché Cristo, incarnandosi e assimilando i costumi del suo tempo, non solo si è fatto uomo, ma anche cultura. Infatti la formazione culturale, elemento imprescindibile nei percorsi strutturati in Fuci, deve stimolare e sviluppare un abito mentale volto ad una costante volontà di ricerca e autoformazione³.
La Fuci, quindi, si assume la responsabilità di essere laboratorio per la produzione di contenuti, la promozione di esperienze e la creazione di strumenti formativi che stimolino la crescita intellettuale e culturale dei fucini e delle fucine, al ne di coltivare e accrescere in loro capacità spendibili nei contesti più disparati. Tramite la formazione culturale, infatti, si anano capacità dell’anima e del corpo⁴, si acquisisce esperienza di ricerca e di analisi della conoscenza al ne di comprenderla e farla propria, si sviluppa un pensiero critico. Nell’impegno formativo e nella produzione di pensiero, la Fuci deve anche garantire che vengano valorizzati diversi ambiti disciplinari, senza che nessuno di questi venga sacricato, in modo tale da dare rilievo ai diversi percorsi di coloro che abitano la Federazione⁵. L’ampiezza dell’approfondimento sollecitato porta alla comprensione del dialogare di fede e ragione nella coscienza e nel linguaggio.
Inoltre, la formazione che la Federazione si premura di orire passa anche tramite il servizio, ovvero tramite gli incarichi adati a vari livelli (locale, regionale, nazionale): l’esperienza del servizio, infatti, sprona a mettersi in gioco e a crescere umanamente e relazionalmente, sviluppando anche capacità pratiche, gestionali e organizzative⁶. Tali capacità, fatte proprie dal singolo, diventano anche capacità del gruppo. In questo modo la Fuci si impegna a favorire nei giovani che incontra il maturare di una coscienza personale, coerente con la propria unicità e vocazione, e allo stesso tempo libera, perché aperta al confronto con l’alterità e capace di ascoltare i cambiamenti. In questo percorso di formazione occorre non trascurare la parte sensibile ed emotiva che ognuno possiede: serve infatti imparare a darle il giusto peso. È bene riconoscere la sensibilità come uno dei modi in cui ciascuno percepisce la realtà e da questa si sente toccato: essa non rinnega od oscura la capacità razionale, al contrario la sostiene e aggiunge valore; non è una debolezza, ma una risorsa da custodire e vivere fruttuosamente. Dunque la Fuci si pone anche come strumento attraverso cui conoscere e comprendere sé stessi e costruire così la propria identità, sostenuti da una signicativa formazione culturale, spirituale e relazionale.
Quando tutto questo accade, la formazione sfocia in azioni concrete atte a vivere responsabilmente e con amore la propria vita e la realtà che si abita. La formazione dunque deve anche servire ad avvicinare obiettivi e progetti concreti, deve educare a ridurre la distanza tra intenzione e azione⁷ così che le buone intuizioni, idee e parole non vengano sprecate né cadano nel vuoto, ma diventino realtà che si realizzano quotidianamente.
Detto questo, alla base di una cultura profondamente cristiana, e quindi anche alla base della formazione fucina, vi è la centralità dell’essere umano⁸. Ciascun giovane che incontra la Fuci viene accolto e sostenuto anché possa far germogliare la sua essenza autentica, ossia la sua vocazione. La Fuci ore strumenti per comprendere meglio chi si è, quale sia la propria chiamata e in che modo realizzarla. Aiuta a preparare il terreno, a renderlo fertile e accogliente, poi semina generosamente. In ogni persona potranno nascere e orire gemme preziose, nei tempi, nei modi e nei luoghi che solo Dio conosce.
1. Descrittore mission, Commissione “Coscienze intelligenti”: «Coscienze intelligenti: La FUCI è chiamata a formare uomini e donne che hanno la sensibilità e, quindi, l’abilità di leggere la realtà e la capacità di viverla».
2. Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Magistero della Chiesa”: «In quanto cattolici, trattare di cultura risulta essenziale perché Cristo, con l’Incarnazione, si è fatto uomo e, assimilando i costumi del su tempo, cultura».
3. Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Dati di realtà”: «La formazione culturale è un elemento imprescindibile all’interno dei percorsi strutturati in FUCI. Essa deve stimolare e sviluppare un abito mentale volto ad una costante volontà di ricerca e autoformazione».
4. Paolo VI, Gaudium et Spes, 53.
5. Analisi SWOT, Commissione “Coscienze Intelligenti”, sezione “Punti di debolezza”: «Vi sono cose manchevoli sulla produzione di pensiero, che sacrificano troppi settori disciplinari e rischiano la genericità. Le forze troppo ridotte dei gruppi innescano circoli viziosi di depotenziamento, scarsa visibilità, risorse limitate, mancato riconoscimento e perdita di attrattività. A scoraggiare l’appartenenza, la condivisione, il servizio ci sono anche una Federazione di difficile comprensione nelle norme, nelle consuetudini, nelle strutture».
6. Analisi SWOT, Commissione “Coscienze Intelligenti”, Sezione “Punti di Forza”: «la Federazione produce strumenti formativi e contenuti che stimolano lo sviluppo intellettuale, culturale, spirituale dei fucini. Questi ne ricavano capacità e sensibilità di servizio, gestionali e organizzative».
7. Analisi SWOT, Commissione “Coscienze intelligenti”, Sezione “Opportunità”, «Ridurre la distanza tra intenzione e azione sia nell’ambito della fede che dell’iniziativa sociale».
8 Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, Sezione “Posizione dei portatori d’interesse”: «Alla base di una cultura profondamente cristiana, inoltre, vi è la centralità dell’essere umano: proprio per tali ragioni, un percorso culturale implica una partecipazione ed una produzione valoriale che viene dal basso, condivisa, non imposta».
Essere cristiani vuol dire guardare il mondo come Cristo: fattosi uomo, ha insegnato all’umanità come approcciarsi alla realtà1. Lo sguardo che dobbiamo riservare al mondo è, dunque, quello del Figlio che si è fatto prossimo sino alla fine, donando la Sua vita per amore dell’umanità. La realtà, inoltre, non è semplicemente la somma delle parti, l’umano non è calcolabile ma rivela unicità e in ciascuno si rivela la pienezza di Dio. La realtà, dunque, abbisogna di uno sguardo d’Amore che sappia andare oltre le apparenze per coglierne la complessità e comprenderne le relazioni che l’attraversano pur mantenendo uno sguardo aperto al mistero mai definitivamente decifrabile2.
Vivere la Federazione è un’opportunità per la propria formazione integrale: la FUCI è, infatti, quel luogo in cui il singolo trova terreno fertile per confronto, ascolto e crescita. I percorsi di approfondimento e di riflessione sono curati da laici per laici, sostenuti dall’assistente spirituale; ciò permette di prendere parte a proposte che formano la persona senza perdere di vista la realtà che abita guidati alla luce del Vangelo3. I percorsi di questo genere, sostenuti dalla guida spirituale nella persona degli assistenti, permettono ai membri del gruppo, così come al singolo, di confrontarsi e dialogare, crescendo sia nella propria vita di fede sia in quella di studenti e studentesse universitari4. Difatti, i giovani che vivono la Chiesa acquisiscono la capacità di essere in dialogo fraterno con membri diversi delle varie comunità cui appartengono: Chiesa cattolica, realtà interconfessionali e religiose locali, universitarie, etc5.
Durante gli anni dell’università ogni fucino si trova ad accumulare numerosi dati e conoscenze che non devono, però, rimanere sterili. Il sapere diventa frutto, cioè avviene la maturazione della coscienza, se trova un terreno fertile: accogliendo la Parola, facendola maturare dentro di sé e permettendo a questa di radicarsi in un cammino esistenziale più ampio, la coscienza inizia un processo di continua maturazione, volta ad una ricerca di senso6. Inoltre, la realtà è sempre più fluida rendendo necessario un timone, una guida, che non può che essere l’Amore. Una maggiore familiarità con i testi sacri, ritenuta fondamentale per una viva e duratura relazione con Cristo, fornisce gli strumenti base con cui vivere più consapevolmente la fede cristiana e cattolica7. Infatti, affinché fucini e fucine possano mettere in gioco le proprie conoscenze nel mondo, hanno bisogno di essere accompagnati nella continua riscoperta delle fondamenta della propria fede e della Chiesa. Per approcciarsi nel modo migliore e più fruttuoso alle Sacre Scritture, punto di partenza per la riscoperta delle radici della nostra fede, è importante che il gruppo e i suoi membri vengano affiancati dalla figura dell’assistente8.
Occorre, poi, incentivare la creazione di ponti tra generazioni di oggi e di ieri, di studenti universitari, ex fucine e fucini, dialogando su temi come fede e storia9. Bisogna, tuttavia, prestare attenzione ad un rischio: interloquire con gruppi e realtà con cui si hanno stretti e duraturi rapporti può portare essere troppo autoreferenziali, impedendo di esplorare terreni non ancora affrontati. Se, da una parte, le forze troppo ridotte dei gruppi innescano circoli viziosi di risorse limitate, dall’altra si può invece, instaurare nuovi rapporti con realtà locali, intraprendere percorsi sociopolitici, spirituali o di carattere universitario da nuovi differenti punti di vista10. Il rapido e costante ricambio generazionale che è insito nella Federazione, deve servire, di volta in volta, alla circolazione di idee nuove, come linfa che le permetta di fiorire e di rinsaldare le radici del suo passato.
1 Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, Sezione “Magistero”: «In quanto cattolici, trattare di cultura risulta essenziale perché Cristo, con l’Incarnazione, si è fatto uomo e, assimilando i costumi del suo tempo, cultura».
2 Conversazione spirituale, Commissione “Coscienze intelligenti”: «“Interconnessione”: abbracciare la complessità della realtà circostante, aprendoci ad una reale accoglienza di questa».
3 Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, Sezione “Posizione dei fucini”: «[…] la formazione culturale risulta essere nucleo fondante e tassello significativo dell’intera federazione. In molti hanno sottolineato proprio come i percorsi di questo genere, aventi sempre una forte vena spirituale, permettano ai membri del gruppo di confrontarsi e dialogare, crescendo sia nella propria vita di fede che in quella di studenti universitari».
4 Ibidem.
5 Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Posizione dei portatori d’interesse”: «[…] il valore unico dei giovani credenti; in particolare il loro fraterno dibattere, studiare ed interloquiscono con la CEI, portando domande e critiche».
6 Conversazione spirituale, Commissione “Coscienze intelligenti”: «“Audacia”: per andare dove non si è mai andati, ma anche per guardare al proprio passato e trarne insegnamenti; “Aratura”: lavorare dentro di noi per rendere fertile il nostro spirito: operare nel bene concretamente, anche rischiando, nella consapevolezza che non sempre un campo arato dà frutto».
7 Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Posizione dei portatori d’interesse”: «Dall’analisi degli Audit è emersa la richiesta di una maggiore familiarità con i testi sacri, ritenuta fondamentale per una viva e duratura relazione con Cristo, nonché con le nozioni di base della fede cristiano cattolica. Nel dettaglio, l’approfondimento del Catechismo della Chiesa, un approccio storico-critico delle Sacre Scritture e la comprensione della composizione della Bibbia dal punto di vista sia architettonico (libri contenuti) che storico».
8 Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, sezione “Posizione dei fucini”: «A partire dalle Scritture o da teologi e filosofi, la FUCI permette il raffronto tra fede e ragione […]».
9 Sintesi di contesto, Commissione “Spiritualità”, sezione “Magistero”: «La Fuci chiama a vivere secondo questo stile: è lo stile della ricerca, della meraviglia e della preghiera. In esso vuole portare luce nuova nelle varie realtà universitarie, affinché l’intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda».
10 Analisi SWOT, Commissione “Coscienze intelligenti”, sezione “Punti di debolezza”: «Le forze troppo ridotte dei gruppi innescano circoli viziosi di depotenziamento, scarsa visibilità, risorse limitate, mancato riconoscimento e perdita di attrattività».
La formazione culturale offerta dalla Federazione ha come obiettivo ultimo lo sviluppo di soggetti competenti. Persone in ascolto profondo delle vicende umane che li circondano, cioè capaci di svolgere ruoli attivi nei contesti abitati, intercettando le problematiche che si affacciano nella società, e di adoperarsi nel cercare soluzioni per la salvaguardia e promozione del bene comune. Questo non nel senso di far risiedere la dignità e il valore della persona nelle competenze che essa possiede, né tantomeno nella capacità di risolvere i problemi e le difficoltà che la circondano, implicando una tendenza efficientista. Al contrario, questa capacità e competenza hanno come fondamento e bussola la persona alla luce della Rivelazione.
Credendo, infatti, che in Cristo la natura umana è stata assunta, e quindi innalzata a una dignità sublime, e che nell’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo (GS 22), l’insieme di saperi, di conoscenze e competenze umanistiche e scientifiche che animano la formazione fucina, vanno poste al servizio di uno sviluppo umano integrale.
Tale servizio, la Federazione lo opera non solo mediante una formazione culturale interna, ma anche per mezzo del dialogo e dell’incontro con realtà esterne e diverse da essa1. La cultura infatti non nasce esclusivamente dal singolo, ma da una comunità di individui in feconda relazione tra loro. Per tale motivo la Fuci, riconoscendosi a sua volta immersa in una realtà più grande che è la comunità umana, non si nasconde ma anzi promuove con coraggio un dialogo fecondo e un costruttivo confronto con l’altro2, volto allo sviluppo integrale della persona nella società.
Questo movimento di uscita assume un ruolo essenziale per la formazione culturale e spirituale federativa. Mediante l’incontro con l’altro, infatti, si ha la concreta possibilità di crescere non solo nella conoscenza, ma soprattutto nella fede. Nell’incontro la fede si fa adulta3. Inoltre, in virtù del dialogo e del confronto con le diverse realtà che coabitano la società, si ha la possibilità di essere testimoni del fermento evangelico, che suscita nel cuore un irrefrenabile esigenza di dignità (GS 26), in modo speciale a difesa dei piccoli, i “senza voce” di questo mondo.
Ciò significa che la FUCI non trattiene avidamente lo scambio di relazioni, riflessioni e saperi dei membri che la abitano, come fossero conoscenze fini a se stesse di un mortifero intellettualismo. Bensì, raccogliendo in sé ragazzi e ragazze provenienti da tutti gli ambiti del sapere, mette questa ricchezza di prospettive e competenze al servizio della realtà, in particolare nella dimensione dell’incontro con le molteplici forme di povertà che la abitano.
In questo servizio intelligente, ovvero capace di leggere in profondità le mancanze che caratterizzano la società, le competenze non sono freddo possesso ma, al servizio del Vangelo, vivo strumento della volontà del Padre, capace di coltivare ciò che vi è di buono e smascherare ciò che vi è di ingiusto.
Questo servizio la FUCI lo opera in primo luogo nel mondo universitario4, dove la minaccia della competitività efficientista e dell’individualismo sono sempre operanti5. In questo ambiente infatti, lo studente e la studentessa fucini sono testimoni di uno stile alternativo.
È lo stile fucino, in cui le abilità intellettuali che nella logica del mondo sono motivo di sterile adulazione, diventano umile strumento al servizio del prossimo; mentre le vulnerabilità, che nella logica del mondo sono debolezza da nascondere, diventano motivo e luogo di incontro fraterno. Mettendo infatti al servizio dell’altro le proprie abilità e camminando insieme come Federazione, luogo di scambio e ascolto, ci si allena ad una sensibilità nuova, che rende capaci di prossimità, dove l’altro non è ostacolo, ma persona. Una sensibilità che è unguento contro ogni arido individualismo e usurante competitività6.
Questo modo di porsi in relazione con la realtà circostante incentiva ad un interesse socio-politico e ad una cittadinanza attiva, capace di dialogo e rispettoso confronto, in cui le conoscenze sono competenze al servizio del bene comune7. Alla luce di ciò, attraverso l’esercizio di tali virtù, in Fuci si fa esperienza di democrazia. Lo stile democratico infatti si realizza pienamente nell’impegno che ciascuno si assume mettendosi al servizio della Federazione e del gruppo, ma anche nel modo in cui la Federazione si organizza, sceglie e agisce. La Fuci si propone di essere scuola di democraticità che ci insegna a diventare cittadini pronti a esercitarla nella società.
1 Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, primo bisogno formativo: «Dialogare con il “fuori”: altri credenti, altre religioni, non credenti, non Italiani, altre associazioni e altre parti delle diocesi, emerge la volontà di guardare oltre i propri confini».
2 Sintesi di contesto, Commissione “Formazione culturale”, primo bisogno formativo: «Costruire uno spirito critico utile alla creazione di una dimensione di dialogo con ogni ambiente della realtà̀ e della quotidianità̀”.
3 Sintesi di contesto, commissione culturale, posizione dei fucini: «hanno sottolineato proprio come i percorsi di questo genere […] permettano ai membri del gruppo di confrontarsi e dialogare, crescendo sia nella propria vita di fede che in quella di studenti universitari».
4 Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, secondo bisogno formativo: «Contribuire al progresso dell’università: la FUCI non è una lista, ma può avere una sana funzione prepolitica, cioè formare alla conoscenza dei problemi universitari, degli strumenti di azione e della democrazia universitaria».
5 Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, Sezione “Posizione dei fucini”: «L’università è […] ambiente fortemente portato alla competitività e dove spesso gli esami si vivono con ansia. L’università assomiglia sempre più ad un’azienda e gli studenti spesso non coltivano curiosità e interessi al di fuori dei “doveri di base».
6 Analisi SWOT, Commissione “Formare coscienze intelligenti”, sezione “Minacce”.
7 Analisi SWOT, Commissione “Formare coscienze intelligenti”, sezione “Punti di forza”.
«Troppo spesso si è condizionati da modelli di vita banali ed effimeri, che spingono a perseguire il successo a basso costo, screditando il sacrificio, inculcando l’idea che lo studio non serve se non dà subito qualcosa di concreto. No, lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita» (CV, 223). È per questo che la Fuci si propone come obiettivo di tornare a dar senso alle cose, di ritornare a dar senso alla vita.
Capitolo Terzo – Membra profetiche
Dall’analisi di contesto effettuata dalla Federazione è emersa la necessità di curare lo stile comunitario in federazione creando connessioni tra i gruppi a livello regionale e interregionale e vivendo la comunità come luogo in cui vengono condivise abitudini, spazi e valori. È emerso, inoltre, il bisogno di vivere nella comunione con la Chiesa e con la Chiesa in uscita verso realtà esterne ad essa. Infine, risulta centrale anche il bisogno di vivere il contatto diretto con gli ultimi, vivendo concretamente non solo la ‘carità intellettuale’.
È proprio in risposta a queste esigenze che la Fuci è chiamata a formare uomini e donne partecipanti di una comunità, che agiscono in maniera coesa, mantenendo la propria eterogeneità. La sua attività consiste nella testimonianza, nella vita e nelle opere di una fraternità nella fede e nelle aspirazioni. Questo si attua leggendo i segni dei tempi nella realtà, alla luce del Padre.
L’importanza della formazione che la Fuci si propone di offrire si manifesta anche nel fatto che dalla formazione del singolo derivano frutti nella comunità che abita. La FUCI è infatti chiamata a formare uomini e donne partecipanti di una comunità, che agiscono in maniera coesa, mantenendo la propria eterogeneità. Se finora avevamo messo in risalto la molteplicità, l’eterogeneità, l’unicità di ciascuno, qui il fulcro è l’unità nella pluralità, in virtù dell’unità di tutto il corpo con Cristo.
«Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri» (Rm 12, 4-5)
In queste ed altre parole dell’apostolo Paolo ravvediamo parte dello stile fucino fatto di cura per l’altro e per le relazioni, desiderio di condivisione, cooperazione e sostegno reciproco. Ed è mediante l’incontro con Cristo e mediante il fraterno dialogo e confronto che la Fuci si edifica come comunità1a cui ciascun fucino può sentire di appartenere.
Il senso di appartenenza nasce anche dal riconoscere nei membri una comunione di intenti2 e dalla fiducia condivisa che i bisogni e gli obiettivi saranno raggiunti con l’impegno dell’unione. Il senso di appartenenza che spontaneamente nasce tra i membri dei singoli gruppi deve poi essere esteso alla comunità più ampia: regionale e nazionale; infatti ogni realtà locale può arricchirsi fortemente partecipando alla vita federativa, ovvero vivendo i diversi spazi e occasioni di crescita che la Fuci mette a disposizione, tramite ad esempio gli eventi nazionali, le assemblee regionali, tutti modi per conoscere la realtà fucina al di fuori del contesto locale e quindi conoscere la sua ricchezza anche attraverso i volti nuovi che si possono incontrare uscendo dalla dimensione unicamente di gruppo. Occorre infatti che i gruppi si conoscano e si accompagnino, a livello regionale e interregionale, per valorizzare le peculiarità di ciascun gruppo, diventando così reciproci testimoni e sostenitori3.
Lo stile fucino, dunque, si fa strada di formazione integrale che non si limita quindi alla formazione spirituale e culturale, ma si fa anche strumento per imparare a vivere le relazioni con sincerità, empatia e fraternità. Vivere la comunità in modo fraterno significa che al suo interno le relazioni sono evangelicamente ispirate alla carità, e questo dona a ogni cosa un sapore diverso, il sapore del Cristo. La carità assunta a stile di vita diventa ciò che muove ogni azione, la luce con cui discernere, il motivo per cui non si può stare fermi. Dunque, la Fuci deve impegnarsi a formare alla vita comunitaria e a trasmettere lo stile della carità. Così che ogni fucino possa sentire sulla propria pelle il desiderio di unità con Cristo, con il prossimo e con la Chiesa.
D’altronde anche la dottrina sociale della Chiesa richiama l’attenzione, in materia di Comunità umana, alla Carità, intesa come pilastro su cui la struttura della comunità stessa si regge, e come flusso vitale che anima e sostiene la sua esistenza («Charitas Christi urget nos», “L’amore di Cristo ci sospinge”). Non a caso il Catechismo insiste sul considerare la convivenza umana anzitutto come un fatto spirituale. Riconoscendo la necessità di tutti della vita sociale, si dimostra il carattere comunitario della vocazione umana, e l’esigenza della conversione interiore per la sua realizzazione. Quest’ultima procede dall’obbedienza e dall’interiorizzazione del comandamento nuovo, quello dell’amore, il quale costituisce la via stessa della Carità. In tutto ciò la Costituzione pastorale del Vaticano II è chiara: adempiendo alla sua missione religiosa la Chiesa contribuisce a costruire e consolidare la comunità umana secondo la legge divina, e promuove l’unità sociale immettendo nella comunità la forza nella fede e nella carità4.
La Chiesa infatti, comunità in cammino, fa proprio lo stile sinodale di membri che percorrono insieme la stessa strada verso il Padre. E’ una Chiesa che desidera camminare insieme a ogni membro che la abita, che vuole mettersi in ascolto delle povertà e delle ricchezze di ciascuno, in ascolto del Creato. Chiesa che vuole realizzare «una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita»5.
La Federazione fucina fa proprie queste dinamiche sinodali della madre Chiesa, offrendosi come luogo di unità, di crescita comune, come spazio in cui sviluppare una comunione nelle differenze, che «può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda»6. Questo tuttavia non significa scadere nel sincretismo, «né all’assorbimento di uno nell’altro, ma (puntare) alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto»7. Questo permette di essere testimoni del Vangelo a partire dalle relazioni che si vivono nella Federazione.
Dallo sperimentare l’unità in Cristo nasce il desiderio di farsi profeti del suo amore salvifico. La condizione di Membra profetiche consiste nella testimonianza nella vita e nelle opere di una fraternità nella fede e nelle aspirazioni. Questo si attua leggendo i segni dei tempi nella realtà alla luce del Vangelo. Ascoltando infatti le necessità di un mondo che cambia, è possibile porsi come lanterne che continuamente rinviano a Cristo, in modo da poter illuminare i tempi della Sua presenza e rendere presente il suo annuncio in ogni ambito della realtà e del sapere, affinché non siano dimenticati gli effetti e le benefiche conseguenze che esso racchiude.
La condizione di Membra profetiche inoltre realizza la tensione tra cielo e terra a cui ogni cristiano è chiamato, l’unione della vita dello Spirito e della Carne, che si concretizza in uno sguardo proteso verso l’alto, a Dio e al Vangelo8 e i piedi e le mani che camminano e lavorano sulla terra, per realizzare la propria chiamata alla Santità, nel presente che ciascuno vive.
1 Analisi SWOT, Commissione “Membra Profetiche”, sezione Punti di Forza: «La Fuci mediante un cammino di valorizzazione dell’eterogeneità, nel dialogo e nel fraterno confronto, si edifica come comunità».
2 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Posizione dei fucini”: «Elementi cardine della comunità fucina sono: Condivisione di percorsi formativi e intenti > comunità effettiva, fondata sulla scelta di aderire a una proposta formativa e uno “stile” […]».
3 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Bisogni formativi”: «Emerge la necessità di creare connessioni tra i gruppi, ogni realtà locale può arricchirsi enormemente partecipando alla vita federativa. Occorre che i gruppi si conoscano e si accompagnino, a livello regionale e interregionale, per valorizzare le peculiarità di ciascun gruppo diventando reciproci testimoni e sostenitori. Creare una rete relazionale ampia che abbia cura anche dei gruppi più piccoli, in modo da incontrarsi in un unico stile e identità. Bisogna trovare strumenti funzionali a questo».
4 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Magistero della Chiesa”.
5 Papà Francesco, Fratelli Tutti, 1.
6 Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 228.
7 Ivi.
8 Conversazione Spirituale, Commissione “Membra Profetiche”: «Linee emerse: […] tenere assieme le due dimensioni dello sguardo verso l’alto, a Dio e al Vangelo, e dell’opera tra gli uomini, tra i giovani[…] ».
«Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo» 1.
Con questa immagine San Paolo tenta di descrivere il mistero della Chiesa, realtà in sé stessa multipla e multiforme a motivo della diversità di persone che la compongono e, contemporaneamente, una in Cristo per mezzo del Battesimo: “molte sono le membra, ma uno solo è il corpo»2. Inoltre l’Apostolo precisa come il Padre ha composto questo corpo in modo tale che le «membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte»3.
La Chiesa quindi, che non è mera aggregazione di individui riuniti da uno stesso ideale, ma comunità il cui atto fondativo risiede nella decisione Trinitaria di comunicare il proprio amore all’uomo, è abitata da individui tra loro diversi che, in forza del battesimo, condividono le difficoltà e le gioie nel cammino di fede, come membra di uno stesso corpo. Questa comunità di persone, animata dallo Spirito, «non cessa mai un istante di contemplare colui che è ad un tempo il crocifisso ed il risorto, […] il vinto dal mondo e il salvatore del mondo, suo sposo sanguinante e suo maestro trionfante, da cui ha ricevuto l’esistenza e donde attinge la vita che vuole comunicare a tutto il mondo»4. Questa Chiesa, popolo di sacerdoti e profeti che testimoniano la loro fede in Cristo, è anche Cattolica, universale, e ciò non implica una semplice estensione nello spazio, ma un’assunzione e valorizzazione della varietà di culture e quindi di forme di possibile incarnazione della fede5.
La FUCI, facendo parte di questa comunità credente, abita la Chiesa cattolica che è per lei come madre. «Allo stesso modo che una madre spiega al suo bambino il mondo, gli mostra come lo deve vedere, così la Chiesa insegna ai suoi figli la Parola di Dio; trasmette loro, in virtù della sua esperienza di madre e di sposa, non solo il senso, ma anche il gusto e il sapore, il carattere concreto ed incarnato di questa Parola»6. Grazie alla preparazione, al servizio e al sostegno degli assistenti infatti, ciascun membro della Federazione ha la possibilità di approfondire, nella ricerca e nel confronto, il mistero di Cristo, della Chiesa Sua sposa e il Magistero, affinché ciascuno possa dire «è in questa comunità che trovo il mio sostegno, la mia forza e la mia gioia». In questa comunità infatti, la FUCI ha la possibilità di crescere continuamente come comunità di giovani studenti e studentesse cattoliche, apprendendo lo stile ecclesiale odierno.
E’ lo stile della Chiesa “in uscita” che arriva alle periferie esistenziali, lo stile della solidarietà come «stile di costruzione della storia»7, del dialogo costruttore di ponti «con i fratelli e le sorelle delle diverse religioni, convinzioni e culture che cercano la verità e s’impegnano a costruire la giustizia»8. Lo stile dell’interdipendenza dei popoli, della Chiesa “ospedale da campo” e della sinodalità, che promuove «una cultura dell’incontro e della solidarietà, del rispetto e del dialogo, dell’inclusione e dell’integrazione, della gratitudine e della gratuità»9.
In particolare, questo approccio sinodale della Chiesa, invita a offrirsi come «diaconia nella promozione di una vita sociale, economica e politica dei popoli nel segno della giustizia, della solidarietà e della pace»10.
Inoltre, per mezzo dell’ascolto e della preparazione teologica11, la Federazione si pone come soggetto dialogante con la madre Chiesa, per essere voce dei giovani che chiama l’attenzione verso nuovi linguaggi e realtà sociali che necessitano di maggior cura affinché, in essa e con essa, sia testimone del Vangelo12.
In questo continuo e arricchente scambio di prospettive al servizio del Vangelo, la Federazione desidera formare giovani che siano membra e testimoni del popolo santo di Dio13 che partecipa «della funzione profetica di Cristo, dando viva testimonianza di Lui anzitutto con una vita di fede e di carità»14. Questo è possibile apprendendo lo stile cattolico che è proprio della madre Chiesa.
Come la Chiesa infatti desidera integrare in se stessa ogni genere di cultura, elevando con il dialogo e la ricerca ciò che di buono e giusto vi risiede, così la FUCI, con umile ricerca e rispettoso confronto, impara ad immergere nel Vangelo ogni ambito del sapere, affinché ciascuno possa essere testimone della volontà del Padre per mezzo della passione che gli è propria. Come la Chiesa inoltre, costituita da molte membra diverse fra loro, insegna a prendersi cura gli uni degli altri, perché tutti uniti in un unico corpo che è Cristo, così la Federazione, ricevendone l’insegnamento, fa sì che ogni studente e studentessa siano sostenuti nel proprio cammino di fede, dando vita ad una realtà coesa nell’eterogeneità15.
Infine, essendo la Chiesa portatrice di un messaggio universale, la Federazione vuole porsi in vigile ascolto dei cambiamenti del mondo16, valorizzando il confronto e il dialogo con realtà civili e religiose17, secondo l’invito dei padri sinodali: «quando il mondo […] è ripiegato sulle cose, sul successo immediato, sul piacere e schiaccia i più deboli, voi aiutatelo a rialzarsi e a rivolgere lo sguardo verso l’amore, la bellezza, la verità, la giustizia […]. Siete il presente, siate il futuro più luminoso»18.
1 1Cor 12,12-13.
2 1Cor 12,20.
3 1Cor 12,24-27.
4 H. de Lubac, «Paradosso e mistero della chiesa», Jaca Book, Milano 1997, p. 2.
5 L. Sartori, «La “Lumen Gentium”», EMP-FTTr, Padova 2011, p. 48.
6 Hans Urs von Balthasar, «La gioia e la croce», t. I.
7 Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, 228.
8 Commissione teologica internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 118.
9 Ivi,118.
10 Ivi,119.
11 Analisi SWOT, Commissione “Membra profetiche”, sezione “Punti di debolezza”: «Spesso sono presenti carenze circa il patrimonio cristiano cattolico […]».
12 «Nei giovani, infatti, la Chiesa legge il suo camminare verso il futuro che l’attende e trova l’immagine e il richiamo di quella lieta giovinezza di cui lo Spirito di Cristo costantemente l’arricchisce» e, ancora, «La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa. Questo reciproco dialogo, da attuarsi con grande cordialità, chiarezza e coraggio […] sarà fonte di ricchezza e di giovinezza per la Chiesa e per la società civile». Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici 46, Giovanni Paolo II.
13 «Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei», Messaggio per la XXVIII GMG 2013, 18 ottobre 2012 .
14 Costituzione dogmatica sulla chiesa Lumen gentium, 12.
15 Analisi SWOT, Commissione “Membra profetiche”, sezione “Punti di forza”: «La FUCI mediante un cammino di valorizzazione dell’eterogeneità, nel dialogo e nel fraterno confronto, si edifica come comunità».
16 Ivi, sezione “Opportunità”: «Abitare alla luce del Vangelo la realtà di oggi, con le sue necessità e complicazioni».
17 Ivi, sezione “Opportunità”: «Essere in uscita valicando i confini locali, dando voce ad altre realtà all’insegna della comunione evangelica».
18 Lettera dei Padri sinodali ai giovani di tutto il mondo, XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 2018.
Abitare la federazione durante gli anni di formazione universitaria permette di sviluppare una sensibilità particolare, quella di aspirare ed essere costruttori di comunità1: significa, infatti, vivere secondo lo spirito fraterno come membri di una stessa Chiesa (membra di quel corpo cui si riferisce san Paolo), parti di una comunità che non si chiude in se stessa ma che è protesa verso i suoi membri e verso l’esterno2. Per costruire nuove comunità, consolidare e prendersi cura di quelle che già si sono formate nel corso degli anni, è necessario facilitare ed essere mediatori nell’incontro3: da un lato, riconoscendo le differenze di gruppi, associazioni, persone; dall’altro, valorizzando tali diversità4. Edificare una comunità significa accogliere l’altro, prendersene cura sia all’interno del gruppo di appartenenza, con cui si condividono affinità, percorsi formativi e di intenti, sia rimanere in ascolto e aperti per accogliere chi condivide alcuni tratti della propria identità: la vita universitaria, la comunità della Chiesa e della confessione cattolica, la cittadinanza italiana, e così via5. La poliedricità dell’espressione di tutte le comunità cui ciascuno appartiene, e che fondano l’identità dei singoli e dei gruppi, sono la ricchezza della Fuci e dei luoghi del sapere. I gruppi sperimentano con mano cosa significhi vivere nella fraternità: i percorsi formativi proposti nei semestri dell’anno federativo, così come le esperienze di vita quotidiana spesi in aule studio, in chiesa o negli spazi delle università e delle città abitate dai fucini, fanno sì che l’eterogeneità e la pluralità dell’università e del mondo possano convivere in armonia nella Federazione e nelle comunità con cui essa ha legami.
La Federazione aiuta a diventare punto d’incontro tra comunità, dentro e fuori la Fuci, come nell’università, per vivere da testimoni la realtà che abitiamo, in tutte le sue sfaccettature6. Creare occasioni d’incontro tra studenti di diverse facoltà, di università di tutta Italia e del mondo, delle scuole superiori, del conservatorio e di tutte quelle realtà di alta formazione per stimolare uno studio partecipato7. Per raggiungere questo scopo, è indispensabile tornare a vivere l’università, i suoi spazi di aggregazione al di là delle aule, dei luoghi preposti al sapere8: la ricchezza dell’incontro tra persone nasce, spesso, nelle occasioni informali, nelle circostanze più disparate, che sia un incontro Fuci o un evento aggregativo o di pausa dalle incombenze di studio. È nella relazione, sia essa nata in modo casuale o coltivata nel tempo, che gli anni universitari permettono di intessere legami e collaborare con realtà fucine ed extra federative, dove fucine e fucini possono, con la loro presenza e lo stile che li caratterizza, essere presenza viva. Fare rete è la promessa di stringere nuove collaborazioni, di rinsaldare legami tra membri di gruppi locali, a livello regionale e nazionale, così come, al di fuori del contesto federativo, con le espressioni delle associazioni e di quelle realtà aggregative che condividono delle esperienze di vita universitaria, comunitaria, culturale o spirituale affini e profonde tanto quanto quelle fucine9. Allo stesso tempo, è bene non dimenticarsi di curare quei gruppi, nonché quelle persone, che mostrano delle fragilità, dei momenti di debolezza: individuare tali richieste di aiuto permette di rispondere prontamente a chi è in difficoltà, realizzando quello spirito di fraternità in cui ognuno si prende cura di chi gli sta a fianco, di chi fatica a creare comunità10.
Lasciarsi modellare dal Vangelo permette alla carità evangelica di vivere attraverso di noi: le nostre vite di giovani studentesse e studenti, cittadini delle nostre città, del mondo, del web11. Lasciarsi guidare dalla Carità significa riconoscerla come pilastro su cui si reggono le comunità che abitiamo.12 Vivere seguendo il Vangelo dà un valore aggiunto alle attività quotidiane, alle relazioni interpersonali, senza bisogno di fare proselitismo o di esplicitare a parole ciò che è già riconoscibile nelle azioni e nei gesti, nella postura e nello sguardo sulla vita e la realtà. Come ben sintetizzato da san Francesco d’Assisi: «Predicate il Vangelo, e se è proprio necessario usate anche le parole». Imparare “facendo” è la chiave per vivere la carità: è vivendo nella quotidianità delle aule universitarie, dei luoghi di ritrovo, delle famiglie e delle amicizie, che si vive il Vangelo13. Essere Chiesa in università è possibile: dall’impegno che ciascuno mette nei propri studi all’aiuto reciproco tra studenti e docenti, fino alla messa al servizio della società dei talenti e delle competenze sviluppate negli anni di università14. La Fuci può concretamente delineare uno schema delle competenze fornite ai fucini nel corso della vita associativa, da poter realmente presentare nell’inserimento professionale o di responsabilità sociale ed ecclesiale15.
Abitare alla luce del Vangelo la realtà di oggi richiede di essere consapevoli delle sue necessità e complicazioni, di contribuire attivamente e con serietà alle sfide poste alle nuove generazioni e agli abitanti tutti della terra. Può spaventare la mole di drammi e crisi che ogni giorno popolano i telegiornali e la cronaca, ma è proprio la Parola che illumina l’oscurità, che rende capaci di vedere il Bene anche dove non sembra esserci altro che sconforto, corruzione, malvagità16. La Fuci vive il presente senza dimenticare il passato, aiuta a formare coscienze che sappiano leggere e interpretare la realtà, rende giovani studentesse e studenti competenti nel servire la Federazione, la Chiesa, l’università e tutte quelle comunità che popoleranno e che già abitano17. Nel segno dell’Amore che Cristo ci ha trasmesso e insegnato.
1 Analisi SWOT, Commissione “Membra profetiche, sezione “Punti di Forza”: «Costruttori di comunità. La Fuci mediante un cammino di valorizzazione dell’eterogeneità, nel dialogo e nel fraterno confronto, si edifica come comunità».
2 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Posizione dei ortatori d’interesse”: «Per non perdersi bisogna trovare degli strumenti: lo stile della cura, l’attenzione a non cedere alla tentazione di isolarsi, il dialogo e l’ascolto autentico con cui le diversità si incontrano sulla strada del bene di tutti; evitare di cadere nell’abitudine e nella superficialità, con pazienza e coraggio lasciare spazio al nuovo e riempirlo di senso. Conoscere le proprie forze e debolezze, e soprattutto pensare, fare, vivere le cose insieme».
3 Conversazione spirituale, Commissione “Membra profetiche”: «Motivo centrale è l’incontro, essere membra e quindi parte di qualcosa nasce da un incontro […]».
4 Conversazione spirituale, Commissione “Membra profetiche”: «Accogliere tutte le diversità e ciascuna, riconoscerle e valorizzarle, tanto dentro la federazione che al suo esterno, costruendo l’unità nelle differenze». Analisi SWOT, Commissione “Membra profetiche”, sezione “Punti di Forza”: «Costruttori di comunità costruttori di comunità. La Fuci mediante un cammino di valorizzazione dell’eterogeneità, nel dialogo e nel fraterno confronto, si edifica come comunità».
5 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Posizione dei fucini”.
6 Conversazione spirituale, Commissione “Membra profetiche”: «[…] così come per essere profeti è necessario un incontro».
7 Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, sezione “Posizione dei fucini”: «Il desiderio per la Fuci è di guardare al di fuori della federazione, cercando e curando i contatti con scuole superiori, diocesi e realtà non cattoliche e percorsi di studio di alta formazione come conservatorio, università telematiche e accademie».
8 Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, sezione “Magistero della Chiesa”: «Per papa Francesco “L’università è il luogo dell’apertura della mente agli orizzonti del sapere, agli orizzonti della vita, del mondo, della storia.” “Nell’università, dunque, si incontrano due universi: quello del mondo, del sapere, e quello dell’uomo; ogni singola persona è un universo, che solo Dio conosce pienamente, con impareggiabile rispetto.” (Udienza a studenti e docenti dell’Università di Macerata, 09.05.2022)».
9 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Bisogni formativi”: «Emerge la necessità di creare connessioni tra i gruppi, ogni realtà locale può arricchirsi enormemente partecipando alla vita federativa. Occorre che i gruppi si conoscano e si accompagnino, a livello regionale e interregionale, per valorizzare le peculiarità di ciascun gruppo diventando reciproci testimoni e sostenitori. Creare una rete relazionale ampia che abbia cura anche dei gruppi più piccoli, in modo da incontrarsi in un unico stile e identità […]».
10 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Bisogni formativi”: «Non tutti i gruppi riescono a vivere pienamente in uno stile comunitario, ma riconoscono che è un aspetto che bisogna curare e costruire. C’è bisogno di strumenti concreti per rispondere alle difficoltà riscontrate nel costruire comunità, come percorsi/incontri mirati a riflettere sul senso di appartenenza al gruppo e alla Federazione, in modo che ciascun gruppo possa trovare la forma comunitaria adatta alle proprie caratteristiche e trovare nuove strade per essere una comunità viva e presente».
11 Analisi SWOT, Commissione “Membra profetiche”, sezione “Punti di Forza”: «Edificazione dell’identità profetica in uno sguardo rinnovato. Attraverso la profonda comprensione della rivelazione, la Federazione agevola l’edificazione dell’entità credente nell’individuo, e il rinnovamento dello sguardo nella fede, capace di cogliere i segni del volto del Padre nel presente».
12 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Magistero della Chiesa”: «La dottrina sociale della Chiesa richiama l’attenzione, in materia di Comunità umana alla Carità, intesa come pilastro su cui la struttura della comunità stessa si regge, e come flusso vitale che anima e sostiene la sua esistenza (“Charitas Cristi urget nos”)».
13 Sintesi di contesto, Commissione “Comunità”, sezione “Magistero della Chiesa”: «In tutto ciò la Costituzione conciliare del Vaticano II è chiara: adempiendo alla sua missione religiosa la Chiesa contribuisce a costruire e consolidare la comunità umana secondo la legge divina, promuove l’unità sociale immettendo nella comunità la forza nella fede e nella carità».
14 Conversazione spirituale, Commissione “Membra profetiche”: «Servire i nostri coetanei e la società con la capacità di mettere in piedi proposte e opere concrete».
15 Sintesi di contesto, Commissione “Vita universitaria”, sezione “Bisogni formativi”: «Formare alle competenze. La FUCI può concretamente delineare uno schema delle competenze, fornite ai fucini nel corso della vita associativa, da poter realmente presentare nell’inserimento professionale o di responsabilità sociale/ecclesiale. In relazione a questo, creare una rete tra FUCI e associazioni amiche per il collocamento dei post-fucini in ruoli professionali».
16 Conversazione spirituale, Commissione “Membra profetiche”: «Avere il coraggio e la capacità di parlare con e nelle realtà sociali, in università e fuori, trovando i sentieri per capire e di farci capire, per saper parlare di Gesù e dei bisogni di questo tempo grazie alla credibilità di esistenze vissute fino in fondo». Analisi SWOT, Commissione “Membra profetiche”, sezione “Punti di debolezza”: «Paura del rischio. Tanto la Federazione quanto i singoli nella società odierna teme l’esporsi come testimone del Vangelo assumendo posizioni spesso scomode agli occhi del mondo».
17 Conversazione spirituale, Commissione “Membra profetiche”: «Cogliere le direzioni profonde dell’oggi, i sommovimenti spirituali, culturali e umani che, al di sotto dell’attualità fuggevole, danno forma al nostro presente duraturo ancora per i prossimi anni». Analisi SWOT, Commissione “Membra profetiche, sezione “Opportunità”: «In ascolto dei tempi. Abitare alla luce del Vangelo la realtà di oggi, con le sue necessità e complicazioni».
L’obiettivo che la Fuci si pone, considerato tutto ciò che è stato sopra riportato, è di essere costruttori di comunità. Questo obiettivo risuona particolarmente anche con il magistero del Pontefice Francesco in una rilettura della famosa parabola del buon samaritano che mostra «con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune» (FT, 67).