di Clara Pomoni

“«L’università non esiste per preservarsi come istituzione, ma per rispondere con coraggio alle sfide del presente e del futuro». L’autopreservazione è una tentazione, è un riflesso condizionato della paura, che fa guardare all’esistenza in modo distorto. […] Abbiate perciò il coraggio di sostituire le paure coi sogni. Sostituite le paure coi sogni: non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!”
Tra le tante preziose parole di Papa Francesco che abbiamo accolto alla scorsa GMG voglio riprendere proprio queste, che ha consegnato agli universitari a Lisbona. Questo sprono vale per l’Università, vale per la FUCI, e per ciascuno di noi, fucino nella nostra università.
Quest’anno abbiamo scelto di mettere al centro l’attenzione alla cura e alla crescita integrale della persona a partire dalla dimensione del benessere psicologico, di cui abbiamo scritto abbondantemente già nello scorso numero. In questo, oltre alle tante voci dalle ricchissime esperienze federative degli scorsi mesi e agli spunti per approfondire le tracce per i percorsi annuali curate dai nostri cari RAF, vogliamo allargare la prospettiva e parlare di spiritualità dello studente e diritto allo studio, poiché la possibilità di vivere bene il periodo universitario dipende da molteplici aspetti. Ci lasciamo accompagnare anche da due pensatrici eccezionali, Etty Hillesum e Simone Weil, esempi di profondità nella vita e nella ricerca intellettuale e spirituale.
Sottolineando l’importanza della possibilità di organizzare le città in modo che siano a portata dei giovani, riflettiamo sul ruolo dell’istruzione e del servizio che possiamo fare alla società attraverso l’impegno di approfondimento intellettuale e la ricerca del bene comune, ovvero la condivisione autentica dell’esistenza.
Nello scorso evento nazionale organizzato con il settore giovani di Azione cattolica e MSAC (Movimento studenti di Azione cattolica) abbiamo davvero cercato di costruire un “Orizzonte comune”. Desideriamo “Tracciare rotte coraggiose” e pertanto abbiamo scelto la prospettiva europea. Nella speranza che anche i tanti studenti e lavoratori fuorisede (tra i quali ci sono anche tantissimi fucini!) possano essere messi nelle condizioni di votare agilmente alle elezioni che si avvicinano, teniamo alta l’attenzione sull’impegno verso la costruzione di un’Europa sempre più comunitaria, consapevoli della responsabilità di gestire la nostra casa comune e che anche in questo caso <<l’unità prevale sul conflitto>> (es.ap. Evangelii gaudium). E in Italia chi ha il coraggio di investire con lungimiranza a favore dei giovani e dell’istruzione, per promuovere lo sviluppo umano e sociale a lungo termine?
“Noi dobbiamo essere, in questa società inquieta e incerta, una forza di speranza e perciò una forza positiva capace di costruire nel presente per l’avvenire”. Questa frase di Vittorio Bachelet descrive molto bene il lavoro degli intellettuali cattolici che 80 anni fa hanno prodotto il codice di Camaldoli, presupposto ideale cruciale per la scrittura della nostra costituzione. E oggi? Quest’anno abbiamo ricordato anche i 75 anni della costituzione italiana. Cosa stiamo facendo perché tra 75 anni la scuola italiana sia davvero aperta a tutti, con pari dignità sociale “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3 costituzione)?” Perché i ragazzi di famiglie che provengono da paesi più poveri o con status socio economico svantaggiato possano ricevere un’istruzione di qualità al pari degli altri? perchè “i capaci e meritevoli anche se privi di mezzi” vedano realizzato il loro “diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” (art 34 costituzione)?
Ancora, «l’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società, alla relazione con la natura» (n. 215, Laudato si). Sentiamo sempre più forte, in un contesto dilaniato da conflitti nelle forme e dimensioni più disparate, che manca una visione comune, che urge un cambio di paradigma: oltre l’individualismo consumista, la fraternità e condivisione sono lo stile per delle relazioni e una società davvero umana.
Giustizia non è solo equità, ma anche inclusione e totalità: un’istruzione completa che includa le diverse visioni del mondo per diventare consapevoli di avere una prospettiva, da dove viene, e poterla cambiare; che metta in dialogo persone, idee e differenze perché ciascuno sviluppi la capacità di pensiero critico, autonomo, informato; formazione integrale, di tutti gli aspetti della persona e delle varie discipline. Questo è lo stile che ci caratterizza. Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio. Se chi ha la possibilità di istruirsi non si sforza di restituire ciò di cui ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto. Se la conoscenza non viene accolta come responsabilità, diventa sterile. Lavoriamo per dare vita a comunità educanti corresponsabili, per promuovere la condivisione del sapere e il suo essere poi messo a servizio: così facciamo la nostra parte per costruire la pace. Infatti, “fino a quando non si eliminano l’esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza. […] non accade soltanto perché l’inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensì perché il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice. Come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l’ingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 59).
Per questo affermiamo con forza che è necessario essere “competenti per servire” (vedi https://www.portale.fuci.net/proposta-formativa/), come dice la proposta formativa delle FUCI: un’istruzione qualificata e di qualità è un diritto e un dovere, condizione imprescindibile per contribuire attivamente alla costruzione della cosa pubblica, proporzionale e corrispondente alla responsabilità che si è chiamati ad assumere in rappresentanza di tutti. Perché, riprendendo nuovamente Bachelet, “L’impegno politico non è altro che una dimensione del più generale ed essenziale impegno a servizio dell’uomo”, a cui ciascuno di noi compartecipa nei diversi ambiti in cui si impegna personalmente e professionalmente.