Vittorio Bachelet: l’impegno di un cattolico nella società

di Matteo Santoni
PRESIDENTE MASCHILE DEL GRUPPO VITTORIO BACHELET DELL’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA E
STUDENTE DI GIURISPRUDENZA

Quando si parla del passato, tra le espressioni che spesso risuonano vi è quella che si è soliti
attribuire a Bernardo di Chartres, tràdita dal suo discepolo Giovanni di Salisbury (1120-1180):
«Bernardus dicebat nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes […]» 1, ossia: Bernardo diceva che
noi siamo come nani posti sulle spalle di giganti. All’evocativa formula spesso poi si accosta un accorto mònito,
per cui non bisogna farsi schiacciare dal peso di chi ci ha preceduto.
La necessità di non chiudersi in una rievocazione perpetua del passato senza dubbio è importante
per vivere con consapevolezza il presente. Di questo – in una Federazione come la nostra, che vanta un
trascorso che definire illustre sarebbe decisamente riduttivo – è bene essere consapevoli.
Conservare la memoria appare però irrinunciabile per un semplice aspetto: spesso le testimonianze
passate contengono la chiave per leggere l’oggi, per orientarsi nella complessità del mondo e per trovare
il cammino. Si è detto, anche in occasioni recenti2, che la FUCI è un mosaico di esperienze. Ebbene, è
anche tra le tessere più antiche e magari dimenticate di questo mosaico che si rinvengono preziose
testimonianze di vita donata all’altro, secondo il più nobile spirito cristiano.
Può dirsi questa la convinzione che ha mosso il gruppo romano della Sapienza a voler ricordare
Vittorio Bachelet, cui il gruppo è intitolato. Invero si è trattato di continuare una tradizione, che da anni
contraddistingue la vita dei fucini dello Studium urbis.
Grazie al benevolo interessamento del Prof. On. Stefano Ceccanti, che assieme al Prof. Augusto
D’Angelo ha ripercorso la vita e l’impegno civile e ecclesiale di Bachelet, l’incontro ha potuto svolgersi
nella sala delle lauree della Facoltà di Scienze politiche. Facoltà che vide Bachelet prestare il suo servizio
di docente – di diritto pubblico dell’economia e diritto amministrativo – e condurre la sua appassionata
attività di studioso. Opera densissima, come ricordato dalla Magnifica Rettrice della Sapienza, Prof. ssa
Antonella Polimeni, intervenuta in apertura, e ribadito dall’ Prof. Sen. Miguel Gotor, Assessore alla
cultura del Comune di Roma, e dall’On. Beatrice Covassi, Europarlamentare.
Un saluto particolarmente appassionato è giunto dal Prof. Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, –
anch’egli sulle orme paterne dell’insegnamento universitario, presso il Dipartimento di Fisica – felice
che persone come suo padre vengano ricordate sì per il dolore che la loro perdita ha comportato, ma
soprattutto per il bene che nella vita hanno compiuto. In questo, anche lo scegliere di commemorare
Bachelet nel giorno della nascita, e non nel giorno dell’efferato omicidio, vuole essere significativo,
come la scelta di tenere il ricordo in un’aula universitaria.
Sono forse proprio le aule i luoghi che più di tutti testimoniano l’importanza della formazione, tanto
cara a Bachelet e cifra ricorrente nel suo pensiero, riversato nei suoi limpidi scritti, molti dei quali
apparsi proprio sulle pagine della fucina Ricerca.
È la formazione che getta le basi per un autentico e proficuo discernimento, che dà gli strumenti per
seminare senza pretendere una frettolosa mietitura, passando attraverso lo sforzo nello studio e la
difficile comprensione dell’umano. La formazione non risiede però solo sul piano teorico e ideale:
appare particolarmente significativo notare che, per Bachelet, non ha minor valore di altre la
formazione tecnica o professionale. Questa, unita alla seria preparazione, consente di operare sulla
scorta di «sicure competenze alla luce di sicuri principî»3, aiuta a comprendere i «sottili e complessi»4
problemi dell’oggi, che richiedono strumenti proprî e non lasciano spazio all’improvvisazione e
richiedono la capacità di identificare e organizzare secondo una gerarchia i principî e i valori veramente
immutabili. Altrimenti, come avvertiva Bachelet, si potrebbe esser tentati di confonderli con le
«concrete dimensioni storiche»5.

Sono infatti principî e strumenti ad essere chiavi per la costruzione del bene comune, quale terreno
fertile per il pieno sviluppo della persona umana e per la realizzazione della convivenza. Un bene
superiore, autenticamente comune, per la cui attuazione non si richiede d’essere necessariamente
responsabili della cosa pubblica.
Osserva acutamente Bachelet che «contrariamente a quanto si crede normalmente, la possibilità di
dare un apporto alla realizzazione del bene comune può essere, sol che lo si voglia, relativamente
frequente»6. Di fronte alle speciali responsabilità della classe politica il semplice cittadino non è
dispensato dal concorrere alla realizzazione del bene comune: a questo certo contribuiscono la
partecipazione attiva alla vita democratica del proprio Paese, ma anche l’assoluzione delle imposte, o lo
svolgere al meglio la propria professione. Tutti modi, questi, che sono la naturale conseguenza di un
amore per la Patria lontano dal campanilismo e dai nazionalismi, che trova la sua sede naturale
nell’articolo 54 della Costituzione, formula che Bachelet non poteva non avere a mente quando la vita
gli riservò compiti di responsabilità, essendo appieno egli parte di quella generazione di studiosi del
diritto, di politici o, più semplicemente, di cittadini che percepiva come doveroso il cómpito di far vivere
la nuova carta costituzionale.
Lo stile dell’impegno e della responsabilità, che lega come un filo le pagine di Vittorio Bachelet, è
proprio uno di quei preziosi lasciti che il passato ci consegna, anche attraverso le esperienze dei vecchi
fucini – noti o lontani dai riflettori della ribalta politica – che riscopriamo tutti come tessere di
quell’unico grande mosaico.

1 GIOVANNI DI SALISBURY, Metalogicon, III, 4. Sulla ricorrenza dell’aforisma in P. GASSENDI e l’importanza di acquisire
l’esperienza del passato vd. T. GREGORY, Scetticismo e empirismo. Studio su Gassendi, Bari, 1961, p. 30.
2 Cfr. la proposta formativa della FUCI, di recente approvazione: Formare cercatori di Dio. Coscienze intelligenti di membra profetiche,
I, 2.
3 V. BACHELET, L’educazione al bene comune, in Persona e bene comune nello Stato contemporaneo. Atti della XXXVI Settimana sociale dei
Cattolici italiani, Pescara, 30 maggio-4 giugno 1964, Roma, 1965, pp. 219-232, ora in V. BACHELET, Pensieri per la politica, a cura
di I. VELLANI, Roma, 2020, p. 92.
4 V. BACHELET, Per un’azione sociale dei cristiani, Alba, 1958, ora in V. BACHELET, Pensieri per la politica, op. cit., p. 55.
5 V. BACHELET, L’educazione al bene comune ora in V. BACHELET, Pensieri per la politica, op. cit., p. 86.

6 V. BACHELET, op. ult. cit., p. 102.