Comunicare la fede oggi. Il ruolo semplice e complesso dei media

 

di Manuela Botticelli, fucina del gruppo di Salerno, studentessa di Filolofia moderna profilo editoriale audiovisivo

Indefinite volte ci capita di ascoltare do-
mande come: “Quanti followers hai?”,
“ Hai visto l’ultimo post su Instagram?”,
“ Hai notato dalle stories questo even-
to?”, “Hai seguito la diretta?”. Queste sono
soltanto alcune delle parole accomunate da un
unico grande denominatore: i social media.
L’interfaccia di noi giovani (e non solo), le
piattaforme che ci hanno rapito in un vortice
di notifiche, seguaci e news, al ritmo inces-
sante di immagini che si susseguono di fila,
concretizzano il metodo più efficace oggi per
veicolare la Parola di Dio. È una realtà che
tocca inevitabilmente tutte le vie di comuni-
cazione; anche nel sentire cattolico, nel mes-
saggio di fede, nel complesso e intellegibile
tema dell’evangelizzazione tocca fare i conti
con i nuovi linguaggi dei media. Lo ha capito
bene papa Francesco, che durante la Veglia
per la Giornata Mondiale della Gioventù, de-
finì la Madonna “l’influencer di Dio” e il cre-
ato “il suo social”. Sebbene possano suonare
ancora come definizioni strambe, è così che
oggi possiamo avvicinare sempre più ragazzi
alla fede cattolica, alle parabole del Vangelo e
all’unione fraterna, in seno ai precetti cristia-
ni. Se poi visioniamo i destinatari come target
di un bacino che va sempre più ad espandersi,

dobbiamo sicuramente ricordare la risonan-
za della comunicazione radiotelevisiva. La
radio sarà sempre il medium che più di ogni
altro dimostrerà di possedere quella virtù ca-
maleontica, in grado di cavalcare l’onda del
cambiamento del mondo e attingere da ogni
tematica, per renderla accessibile a ogni
ascoltatore. È bene notare un fenomeno in
continuo fermento produttivo, che prende il
nome di “podcast” e che permette di leggere
classici della letteratura e della storia cattoli-
ca, in qualsiasi posto ci si trovi, semplicemen-
te ascoltando una voce. L’idea del podcast
rende reale il concetto di “multitasking”, in
voga soprattutto tra i più giovani, che in au-
tobus, su un tapis roulant o camminando pos-
sono comodamente divenire fruitori di storie,
aneddoti e pillole di teologia, in un modo molto
più immediato. Nel campo televisivo, invece,
non mancano produzioni che nel duopolio
Rai-Mediaset sono proliferate pian piano, per
abbracciare dichiarazioni e testimonianze di
fede e accompagnare il pubblico a casa, pronto
a confidare e a credere fermamente nella storia
della nostra religione. Prima fra tutte spicca
“A sua immagine”, condotto dall’inconfondi-
bile dolce voce di Lorena Bianchetti, maestra
del giornalismo cattolico, un prodotto che si

riconferma negli anni tra gli emessi più profi-
cui e seguiti, sfiorando il 24,50 % di share al
mattino, lo scorso 2 aprile. L’approfondimen-
to religioso garantisce la vicinanza a grandi e
piccini, radunati nel proprio nucleo familiare,
per proporre storie diverse ma tutte rassomi-
glianti, quelle delle nostre vite, lette in chiave
moderna e sempre rivolte al significato del
Verbo. Grazie a interventi di esperti teologi,
studiosi, uomini di fede e docenti di religio-
ne, si vogliono riconsegnare
al pubblico spiegazioni chia-
re e comprensibili riguardo a
note figure bibliche, racconti
tra mito e realtà, esegesi volte
a rendere palpabile la storia di
Gesù e a far conoscere infine
la sua parte più vulnerabile,
più umana. La narrativa ben
creata si snoda in ogni punta-
ta, come un fil rouge che ci ri-
collega alla realtà viva e nitida
dei nostri giorni. Lo sguardo
di Dio è nel passato dei grandi eventi bibli-
ci, così come nelle storie presenti di ognuno
di noi. Risemantizzare i precetti teologici,
in un nuovo linguaggio, in un mezzo di ri-
sonanza potente come la tv è il segreto per
condurre i ragazzi di oggi alla comprensio-
ne, almeno per quel che è dato sapere all’u-
mano intelletto, del cammino di fede. A tale
scopo, proprio recentemente, è stato ospite a
“Verissimo”, noto programma Mediaset, don
Georg Gänswein, per rilasciare un’intervista
esclusiva e raccontare la fortuna di aver tra-
scorso 20 anni al fianco di papa Benedetto
XVI, sostenendolo fino al suo ultimo respiro.
Sono sempre più le testimonianze riportate
attraverso il medium televisivo, con la potenza
enfatizzante di un’eco snodata in linguaggi di
un primo piano, di una voce commossa o di un
tono materno, pronti a decodificare la Parola
di Dio nelle case dei fedeli. Se poi pensiamo

che i cosiddetti “frame” di questi talk circo-
lano sul web e sui social nel formato di brevi
video, diventando virali nel giro di poche ore,
capiamo che il bacino d’utenza comprende an-
che i più piccoli e si può facilmente comuni-
care con loro. In secondo luogo, in termini di
audience e iconografie del cinema e dell’au-
diovisivo, sono da annoverare le fiction, che
tra documentaristica biografica e diegesi poli-
ziesche, alla fine di ogni episodio presentano
la morale giusta e l’interpreta-
zione valida per le nostre vite
quotidiane. È il caso di suc-
cessi clamorosi come “Don
Matteo” e “Che Dio ci aiuti”,
testimonianza di quanto una
sceneggiatura all’insegna del-
la semplicità e della genuinità
di ficcare il naso nelle vicende
altrui possa insegnare ad ama-
re il prossimo e a comprender-
lo anche quando ha smarrito la
via del Signore. Informare i ra-
gazzi circa la beltà mistica della fede, scoprire
il mondo e se stessi bagnati dalla luce divina,
leggere gli eventi della vita nel segno di Gesù
può oggi diventare più facile grazie a un click.
È questo il giusto metodo per rendere la re-
ligione pane quotidiano, perché i precetti di
Dio esistono nella quotidianità, nei gesti più
spontanei, forse più contemporanei come un
semplice like.