Rinnovarci e rimanere

di Clara Pomoni, condirettrice di “Ricerca”, fucina del gruppo di Padova e laureata in Psicologia clinico-dinamica

Mi sembra bellissimo bellissimo vedere che vogliamo rinnovarci e lo stiamo facendo. E’ il
Signore che, alla fine dei tempi, dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5) che
continuamente ci dà la speranza per ripartire, “facendoci nuovi” nel risorgere ogni volta con
lui.
Il nostro scegliere tutti insieme di voler diventare “Cercatori di Dio”¹ è nato dall’aver
riconosciuto che tra ciò che ha portato all’inaridirsi di alcuni gruppi, che si sono allontanati
dal fare FUCI per diventare circoli intellettuali di vario tipo, meri gruppi di amici o
semplicemente dissolversi, è la diffusa carenza di vita spirituale. Sono molto grata a tutti i
fucini e le fucine che, sentendo il desiderio di colmare questa mancanza – oltre a quello di
vivere una fuci più su misura degli universitari di oggi – hanno voluto mettersi in moto, ci
sono stati, e hanno partecipato al percorso di ripensamento. Questo processo, partito dai
bisogni e dai desideri più vivi dei gruppi, ha coinvolto passo dopo passo tutta la federazione
e ci sta insegnando ad essere sinodali nel concreto, ad ascoltare i segni dei tempi per
camminare insieme alla Chiesa e alla società contemporanea. Per me è stato un dono
immenso vedere quanta ricchezza c’è in ciascuno dei nostri gruppi e aiutare a farla uscire,
risuonare in armonia con tutti gli altri. La sfida che abbiamo accolto e portiamo avanti è
quella di trovare strumenti nuovi per realizzare la missione in cui tutti noi come fucini
abbiamo scelto di riconoscerci, convinti che la FUCI avrà futuro se resterà radicata in Dio.
«4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non
rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi
rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». (Gv 15,
4-5)
Non è una novità, è la chiave per la salvezza che Gesù ci ha consegnato, e che costantemente
siamo chiamati a riscoprire. L’invito a rimanere, ripetuto così tanto, in questo come in altri
brani del Vangelo, ci ricorda che affinchè la vita scorra è necessario che resti connessa con la
sorgente. In un’Italia che ha poco spazio per i giovani, non solo perchè invecchia
demograficamente ma anche perchè composta da una generazione di adulti che troppo
spesso ha perso la capacità di guardare oltre sè stessa, vogliamo essere “profeti di un futuro
che non ci appartiene”. Ci vogliamo impegnare per aprire strade per altri, avviare processi
che porteranno frutti di cambiamenti strutturali sociali, politici ed economici a lungo termine
pur a costo di un qualche sacrificio immediato.
Siamo in una società di adulti poco cresciuti, direbbe uno psicoanalista, perchè un segno di
maturità è la capacità di posticipare le gratificazioni, mentre al giorno d’oggi, in cui
predomina l’immediatezza della risposta e della ricompensa, siamo sempre meno disposti ad
aspettare, a permetterci di sbagliare, a lavorare per il bene comune e non solo nostro.
Mediamente siamo tutti più miopi, perchè l’abitudine agli schermi che impediscono di
vedere oltre al nostro naso ci allena ad una vista ravvicinata, che indebolisce la capacità di
vedere lontano sia nello spazio, e raggiungere chi è diverso da noi, che nel tempo, e non

essere schiacciati sul presente. Pazienza e speranza sono virtù che la nostra società sembra
aver dimenticato, e che rischiano di non avere spazio nel dilagare della crisi ecologica che
stiamo vivendo. Siamo seriamente preoccupati per questi cambiamenti in atto e attivamente
impegnati per promuovere uno stile di vita più sostenibile; perciò questo sarà anche tra i
temi che abbiamo scelto come direzioni prioritarie di approfondimento e di impegno per il
prossimo anno federativo. Vogliamo poter guardare intelligentemente al di là dell’oggi con la
consapevolezza del passato ma anche la coscienza libera di promuovere un nuovo
paradigma di fraternità e solidarietà, unico veramente sostenibile ecologicamente ed
eticamente.
Il Vangelo ci invita ad essere “tralci”, a “restare” insieme nell’amore di Dio. Così possiamo
sperimentare che per avere cristianamente successo nella vita non è la quantità di azioni, il
numero di attività, il volume di opere di carità che contano. Alla fine, questi sono tutti
elementi gratuitamente donati, che si riassumono nel «siamo servi inutili, abbiamo fatto
quello che dovevamo fare» (Lc 17, 10).
Noi infatti non riceviamo un guadagno quantificato per ogni nostra azione, tutto concorre al
bene e noi concorriamo al fine di costruire il regno di Dio. Quel “dovevamo fare” esprime
piuttosto l’urgenza interiore, impellente, ascoltata interiormente da ciascuno e realizzata
comunitariamente con i fratelli, come membra di un unico corpo, di chi si sente chiamato da
Dio ad agire sulla scia del suo esempio e nel solco del suo operato. La testimonianza non è
uno sforzo che ci è richiesto per essere bravi cristiani, ma è l’esprimere il Vangelo nel modo
di vivere che adottiamo, perchè il nostro essere e il nostro agire sono secondo Cristo. E sono
conformi a Cristo non perchè abbiamo imparato una serie di norme di condotta, ma perchè
cercando intensamente Dio e avvicinandoci sempre di più a lui, ci formiamo a modello di
Cristo. Mai da soli.
Cosa troviamo quindi in questo numero?
Raccogliamo numerose risonanze dall’esperienza degli Stati Generali della FUCI, che hanno
segnato un evento epocale nella storia della nostra federazione, sancendo un cambio di stile
che già stava avvenendo ma che è poi diventato sentire comune e impegno condiviso. è
particolarmente significativo che in questo stesso tempo di primavera, vent’anni fa, sia stato
promulgato lo statuto della fuci. Due strumenti, lo statuto e la proposta formativa, che
caratterizzano la nostra federazione nella sua identità, in cui ci riconosciamo e ci guidano
nel nostro agire. Attraverso le voci di chi ha contribuito a scrivere lo statuto, cogliamo
l’occasione di riscoprirne il senso e il valore, in piena connessione con lo spirito di
rinnovamento in cui stiamo vivendo.
Cominciamo anche a trattare il tema del prossimo anno federativo, la salute mentale e il
disagio psicologico degli universitari, con le riflessioni di due studenti e del nostro assistente
nazionale. Diversi toni, sguardi complementari su una questione che coinvolge tutti noi ed è
ampliata dalle considerazioni della presidenza nazionale sull’università e la cultura
accademica attuale.

Successivamente, Francesco e Marharyta ci offrono due scorci sull’esperienza
dell’associazionismo cattolico internazionale. Il confine nazionale ormai non è più un limite
ma un riferimento identitario che ci permette di dialogare con altri, consapevoli della nostra
cultura e allo stesso tempo aperti ad incontrarne di diverse.
Come comunicare la fede oggi? Manuela ci aiuta a ragionare su una questione che coinvolge
in prima battuta anche questa rivista e il nostro intento comunicativo, il desiderio di
testimonianza che come detto sopra si genera dallo sperimentare una bellezza che
sovrabbonda e pertanto vogliamo condividere.
Massimiliano, invece, ci offre una riflessione a partire dalla serata di confronto sulla
situazione attuale delle carceri e il paradigma della giustizia riparativa organizzata a Milano
in preparazione al 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime
innocenti delle mafie. In seguito, i gruppi FUCI di Milano e di Urbino ci raccontano l’evento
della manifestazione nazionale promossa da Libera, a cui hanno partecipato. Anche altri
fucini scrivono per conto del loro gruppo per riportare a tutti le attività e riflessioni più
significative svoltesi durante l’anno: Elide da Caltanissetta con lo sviluppo della mozione
“Cercatori di identità”, Matteo di Roma Sapienza con il resoconto dell’incontro su Vittorio
Bachelet, Marco e Samuele di Firenze proponendoci di ripensare l’Università in relazione alla
vita degli studenti e alla città che la ospita.
In conclusione, l’intervista a Romolo Pietrobelli ci porta ancora più indietro nella storia della
fuci e ci aiuta a capire che in ogni epoca l’esperienza federativa è stata vissuta in modo
diverso, secondo la società del tempo. Abbandoniamo quindi ogni nostalgia del passato e
lasciamoci rinnovare nel cuore, per agire in modo nuovo ma sempre fedeli al Vangelo.

  1. Titolo della proposta formativa della FUCI, approvata dagli Stati Generali della FUCI il 24 aprile 2023