UN PADRE DELLA POLITICA SICILIANA

di Elide Valentina Maria Romano

FUCINA DEL GRUPPO DI CALTANISSETTA E STUDENTESSA DI SCIENZE
DELLA FORMAZIONE PRIMARIA ALL’UNIVERSITÀ “KORE” DI ENNA

Gianluca Falzone

PRESIDENTE DEL GRUPPO FUCI DI CALTANISSETTA E STUDENTE DI TEOLOGIA
PRESSO L’ISTITUTO TEOLOGICO “MONS. G. GUTTADAURO”

Oggi più che mai serve innamorarsi della politica e fare politica! Piersanti Mattarella è stata una figura di notevole spessore, un vero padre della politica siciliana, che ha caratterizzato il periodo che si è esteso dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. È nato, come secondogenito, da Bernardo Mattarella e da Maria Buccellato a Castellammare del Golfo, il 24 maggio del 1935.

Ha ricoperto ruoli di rilievo come politico a servizio della Democrazia Cristiana, seguendo le orme di suo padre. Ma nella famiglia Mattarella, non è stato il solo a ricevere questo dono dal padre, in quanto anche suo fratello Sergio, si è interessato profondamente al mondo politico, tanto da diventare Presidente della Repubblica italiana il 3 febbraio del 2015.

Piersanti Mattarella, dal punto di vista religioso e politico, è stato anche influenzato da Aldo Moro, di cui era l’allievo prediletto, il quale ha messo in atto il suo pensiero di natura cattolico-democratica.

La carriera di Piersanti è stata segnata da grandi sacrifici e grandi capacità intellettive, che lo hanno portato a dare il meglio di sé ovunque si trovasse. Si evince, infatti, che egli abbia studiato inizialmente a Palermo, durante il liceo, fino ad arrivare a Roma per ultimare i suoi studi universitari.

In particolare, egli ha rivestito ruoli importanti anche a livello nazionale a fianco dell’Azione cattolica, oltre a essere nominato assistente ordinario presso la cattedra di istituzioni di diritto privato presso l’ateneo di Palermo. Sempre nella medesima città, ha svolto compiti legati alla professione forense e nel 1964 è stato eletto consigliere comunale nella lista della Democrazia Cristiana.

In seguito, è stato eletto, nel 1967, deputato all’Assemblea regionale siciliana e confermato, successivamente, nel 1971 e nel 1976¹. Anche a livello regionale, al politico vennero riconosciute le sue abili capacità organizzative in merito alle diverse problematiche ed esigenze della Sicilia. Successivamente lo vedremo titolare dell’Assessorato al bilancio fino a diventare, nel febbraio del 1978, Presidente della Regione siciliana. Inoltre ha potuto godere del sostegno e dell’approvazione della più grande maggioranza parlamentare.

Alla figura di Aldo Moro, che domina lo sfondo della politica italiana nella DC fino al 9 maggio 1978, anno del suo assassinio dopo 55 giorni di prigionia ad opera delle Brigate Rosse, è affiancata quella di Piersanti Mattarella che lascerà una difficile eredità.

L’impegno ancora più chiaro di Moro emerge nel suo discorso ai gruppi parlamentari del 28 febbraio 1978, che viene considerato il suo testamento politico e in cui afferma:

«Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo ma, cari amici, non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficolt໲.

Da queste righe si può comprendere l’intero pensiero politico di Moro e la scelta consapevole del suo erede nella figura di Piersanti Mattarella. A lui aveva deciso di consegnare le chiavi del “gruppo moroteo”, gruppo e non corrente perché Aldo Moro non volle mai organizzare una corrente.

Le ragioni della sua scelta sono tante ma, in primo luogo, per motivi di consonanza politica e umana: il modo di intendere il potere, l’audacia della fede, il decisionismo, la lungimiranza strategica, la politica come azione e non solo teoria³. Racconta Tina Anselmi a «Il Giorno» del 20 ottobre 1978:

«Noi non possiamo, non dobbiamo costituirci in corrente. Il nostro gruppo deve essere come una casa che ha sempre la porta aperta, dove ognuno può entrare senza bussare e uscire senza salutare»⁴.

Solo partendo da questa prospettiva si può concepire una “nuova politica” e un nuovo modo di fare politica per dare vita a gruppi autonomi, in cui spiega Moro al congresso della DC, a Napoli nel 1962:

«L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli, il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale».

Dice Piersanti il 3 ottobre 1971 al comitato regionale DC:

«E d’altra parte se è necessario per un partito, che intenda incidere sulla realtà sociale da cui emana, l’acquisizione e la gestione del potere è anche vero che il poter va visto come servizio alla comunità e come attuazione di principi e di obiettivi ideali e politici».

Nel 1980, la rivista dei gesuiti «La Civiltà Cattolica» sintetizza: «Moro», ma noi possiamo associare Piersanti e tutti coloro che ne hanno condiviso il disegno, «ha [disegnato] una forma di partito cristiano nuovo rispetto al passato […] liberandolo completamente da alcune ipoteche storiche che ancora in qualche misura pesavano su di esso [e facendo] sì che i cattolici, per così lungo tempo estranei allo Stato italiano, non solo si sentissero cittadini a pieno diritto, ma potessero anche rivendicare una funzione di guida».

Entrambi sono state personalità con grande capacità decisionale, coraggiosi e costanti nel portare avanti la loro linea di programmazione politica e quotidianamente, facendo tante piccole cose, hanno promosso una nuova condizione umana.

Quali sono i lineamenti caratteriali di Piersanti Mattarella? Leoluca Orlando ricorda la sensibilità e la fortezza di Piersanti con le mimose e le ginestre, quasi a evocare con Giacomo Leopardi la volontà e il coraggio di resistere, proprio delle ginestre tese ad evocare l’esigenza forte di vivere senza viltà o folle ambizione, accettando con dignità il male che tocca in sorte.

Sintetizza la sua vita personale, umana e politica con l’espressione: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede», da cattolico adulto e laico credente come egli era.

Per noi Fucini, la figura di Piersanti Mattarella è stata un vero e proprio punto di riferimento, durante le riunioni degli ultimi mesi dell’anno federativo 2021-2022, che ci ha ridonato la speranza e la fiducia nel testimoniare l’impegno di ogni giorno nel compiere il nostro dovere di studenti.

Abbiamo compreso le sue numerose qualità morali e la sua eccezionale politica fondata sulla metodologia delle carte in regola. Le sue virtù lo hanno reso un caparbio uomo politico e un eccellente organizzatore, capace di affrontare ogni problema presentatosi nel corso della vita e della sua carriera; un uomo, ma principalmente un ragazzo-studente che, con i suoi notevoli sacrifici e uno studio approfondito, è riuscito a realizzare i suoi sogni.

Un politico di cui la Sicilia può andare veramente fiera, che ha svolto una vita all’insegna del “donare”, fino al terribile accaduto. Infatti si è sempre mostrato disponibile e pronto ad aiutare il prossimo, spendendosi per il bene comune da vero testimone credibile, culminato nel martirio civile quella mattina del 6 gennaio 1980, a Palermo.

Fu un duro colpo per l’intera Regione siciliana, che vide andare in frantumi diversi progetti in atto e ancora da realizzare, proposti da tale modello politico, impegnato a combattere la mafia siciliana e soprattutto a cambiare le sorti della Sicilia, con il suo operato instancabile e costante, che sarà difficile da portare avanti. Da un modello di tale spessore umano, culturale, cattolico e politico, è doveroso imitare le virtù cardinali, necessarie per migliorare la società odierna. Quest’ultima si mostra, giorno dopo giorno, ricoperta da un velo di apatia e indifferenza a tematiche sociali ed economiche, urgenti e necessarie, che toccano in special modo noi giovani, chiamati a realizzarci come persone che combattono per lasciare un segno determinante nella storia, generando un reale cambiamento.

Per questo motivo è importante ricordare tale sua affermazione: «Se la politica vuole avere un valore sociale, per la crescita e il bene della società, deve avere una metodologia, una visione etica del lavoro politico, un lavoro quotidiano. Infaticabile, irreprensibile sui comportamenti e sugli obiettivi».

Anche noi, come ha fatto Piersanti Mattarella, cercheremo di usare bene il tempo dello studium, per rinnovare la società attuale e compiere la nostra piccola parte.

Cosa ti manca della Sicilia? «U scrusciu du mari» (Andrea Camilleri).

  1. A. La Spina (a cura di), Piersanti Mattarella. La persona, il politico, l’innovatore, Il Pozzo di Giacobbe, Napoli 2020.
  2. A. Moro, Garanzie e limiti di una politica, in Id., Scritti e discorsi, VI, Edizioni Cinque lune, Roma 1982, p. 3796.
  3. A. La Spina (a cura di), Piersanti Mattarella. La persona, il politico, cit.
  4. Intervista a Tina Anselmi a cura di A. Orlando, in «Il giorno», 20 ottobre 1978.
  5. A. Moro, Relazione all’VIII Congresso della Democrazia Cristiana, Napoli, 27 gennaio 1962, in M.L. coen, L. dandrea, M. MonteFalcone (a cura di), Antologia di scritti e discorsi di Aldo Moro, Accademia di studi storici di Aldo Moro, Roma 2008, p. 36.
  6. P. Mattarella, Nel Partito al servizio del Paese, in Id., Scritti e discorsi, II, cit., p. 562.
  7. G. de rosa, «La programmazione regionale strumento indispensabile di riequilibrio», in Id., Scritti e discorsi, II, cit., 728.