Per un commento alle parole di Sergio Mattarella

di Gabriele Cela

Nel discorso tenuto in Parlamento in occasione del suo giuramento, il neoeletto Presidente Mattarella ha toccato punti cruciali per il nostro paese, alcuni nel segno della continuità, altri proiettati verso un diverso modo di concepire vari ambiti della vita sociale, economica, giuridica e politico-istituzionale.

I doverosi ringraziamenti a tutte le forze sociali che si sono prodigate in un’emergenza improvvisa e dirompente lo hanno portato a volgere lo sguardo al passato e, in continuità con quanto sinora compiuto, ad affermare che bisogna proseguire seguendo la strada già tracciata, ma anche saper adottare strumenti nuovi.

Spostando lo sguardo su “l’orizzonte che abbiamo davanti”, il Presidente ha esortato tutti a disegnare e costruire l’Italia post-pandemica, includendo ogni ambito della vita sociale ed economica, punti salienti di un piano di rinascita che potrà dare linfa vitale ad una nazione ancora in stato di emergenza.

Nel futuro anche i giovani, ai quali offrire “percorsi di vita nello studio e nel lavoro” e rispetto ai quali bisogna assumere la responsabilità di lasciare un ambiente più sano e vivibile, ma anche lasciare la responsabilità di prendere sulle proprie spalle il futuro del paese, portando “nella politica e nelle istituzioni novità ed entusiasmo”.

Particolarmente interessante il passaggio politico-istituzionale in cui il Presidente ha messo a fuoco, con puntuale precisione, il difficile rapporto tra popolo e istituzioni dello Stato, auspicando evidentemente una discontinuità rispetto agli ultimi tempi del precedente mandato.
Ha parlato, infatti della necessità di “riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche”, un patto che in più occasioni e da più parti in questi ultimi mesi ha fatto sorgere dubbi sulla legittimità costituzionale di alcune scelte operate, e sulla effettiva esistenza di istituzioni libere e democratiche nel nostro paese.

Degna di nota la riflessione in merito all’“autentica democrazia” che “prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione”, “tempestività […] approfondimento dei temi”, “puntualità di scelte”.
La salvaguardia della democrazia è una sfida che riguarda tutti, anzitutto le istituzioni, ha evidenziato il Presidente, riaffermando l’importanza del Parlamento, come luogo della partecipazione, del confronto del pluralismo democratico, l’unico luogo in cui “la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile”.

Invocando una diversa collaborazione tra Governo e Parlamento – particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Presidente ha auspicato che “il Parlamento sia posto in condizione, sempre, di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati”, né troppo compressi, né eccessivamente dilazionati, e che il ricorso alle diverse fonti normative sia ordinato e “rispettoso dei limiti posti dalla Costituzione”, una questione politica scottante, affrontata con coraggio e determinazione, che riporta il Parlamento, espressione della volontà popolare – ma di fatto, depauperato con l’emergenza del suo ruolo istituzionale -nel ruolo centrale che la nostra Costituzione Repubblicana gli ha assegnato.

Da Presidente di ogni cittadino ha invitato i partiti e corpi sociali intermedi a non permettere che il cittadino si senta solo e indifeso, ogni cittadino deve poter fare affidamento sulla politica per esprimere le proprie idee e la propria appartenenza alla Repubblica.
In un continuo passaggio tra passato e futuro, attraversando problemi e soluzioni, emergenze e nuove sfide, istituzioni nazionali e organismi sovranazionali, Italia e Europa, libertà, dignità, pluralismo, lavoro, il Presidente ha esteso il suo discorso fino a comprendere come in un abbraccio ogni italiano, ogni rappresentante delle istituzioni, ogni lavoratore, ogni studente, ogni generazione ed ogni gruppo sociale, ogni valore costituzionalmente garantito, tutti considerati degni di attenzione, nessuno escluso.

Il nostro augurio va al Presidente per il suo secondo mandato, con la speranza che davvero nessun cittadino si senta più solo e abbandonato, che tutti si possano riconoscere in lui e sentirsi da lui garantiti nelle loro libertà fondamentali e, ricordando tra qualche anno il suo discorso, possano pensare: “è stato un Presidente di parola, ha tenuto fede a quanto aveva dichiarato”.