Pro et cum quibus

La direttiva sociale

 

Docile all’invito della verità da conquistare, devo esserlo anche all’invito della verità da propagare. Non mi basti essere un fedele; mi sia doveroso essere un apostolo.

Perciò amerò. Amerò ancora innanzitutto la verità confidatami da Dio, chiedendo a Lui la grazia di difenderla, senza esitazioni, restrizioni, compromessi, e di professarla, scevra da esibizioni, con pura libertà e cordiale fortezza di spirito, e di mostrarmi sempre coerente, nel pensiero, nella parola, nell’azione.

Ma gli altri non si accorgano facilmente di questa interiore offerta alla verità, e solo s’avvedano che i miei rapporti con essi sono sempre improntati ad una rande umiltà, ad una grande bontà.

Ed anche: ad una grande sincerità. Una primitiva sincerità di linguaggio e di modi deve essere riflesso esteriore dell’energia con cui voglio interiormente servire il vero.

Poi mi studierò di esercitare qualche opera di carità anche materiale, e di essere normalmente calmo e cortese, ed anche, a tempo debito, lietamente socievole.

E per quanto lo consentirà il raccoglimento dello studio, vedrò di favorire la diffusione della verità negli altri. Determinerò quale possa essere per me la forma migliore per far ciò, accordandola possibilmente con lo stesso ordine dei miei studi e senza soverchio scapito della libertà ch’essi reclamano.

La cattedra, la stampa, l’opera d’arte, la conferenza, la corrispondenza, il consiglio e sempre l’amicizia, e poi ogni altra forma di comunicazione con gli altri, potranno essere, a ragion veduta, un dovere per me; dovere, che una volta prefisso, adempirò volentieri e con disinteresse.

Se incontrerò altri che come me siano impegnati dalla stessa offerta interiore, li avrò carissimi e ne gradirò l’amicizia, aggiungendo ad altre eventuali già esistenti relazioni una particolare dilezione, intesa ad avvalorare i comuni propositi.

Nei limiti del giusto e del possibile, procurerò anche di aiutare la loro attività scientifica e di sostenerli nelle loro necessità professionali.

Se mai sorgesse con queste amicizie un gruppo omogeneo, esso non costituirà associazione, bastando all’unione degli intenti e degli animi i vincoli consueti della carità della Chiesa. Si studierà piuttosto con quali iniziative si possa insieme contribuire all’incremento degli studi e alla mutua consolazione ed edificazione.

 

Maria, sede della Sapienza, mi aiuti a mantenere questi propositi.

 

Da Coscienza Universitaria, Ed. Studium, Roma, 2014