«Comunque mi pare che nell’interno studentesco della nostra scuola superiore vegeti una mediocre passività e che il giovane badi più ad osservare che a vivere, ad accettare più che a esprimere, a restringere le sue forme d’azione, di giudizio, di aspirazioni che ad accrescerle, o più a spostare all’esterno che a fissare nel cuore e nel genio dell’Università la sua attuale concezione di educazione e vita. In confronto di tale stato di cose noi continuiamo con immutata convinzione ad amare ed esaltare la nostra vita universitaria. Siamo persuasi che essa possa e debba talmente penetrare l’anima degli studenti, da caratterizzarne nettamente particolari forme intellettuali e spirituali».

Da Coscienza Universitaria, Ed. Studium, Roma, 1992