di Maria Cristina Monea

Ci siamo chiesti “perché non ci sono giovani nelle parrocchie”? Da questa domanda parte il mio interesse a ricercare una risposta che dia un senso a tutto ciò che mi sta succedendo intorno. Ovviamente parlo della mia esperienza “giù al sud”, precisamente in Calabria, nella mia terra. Ad accendere una lucina di speranza è stata proprio la proposta di Papa Francesco di far avviare il cammino sinodale: discernimento e ricerca della volontà di Dio. Ma cosa c’entra con i giovani? Immergiamoci in questo percorso che a Papa Francesco piace chiamare “cammino”, un cammino insieme, che mette la Chiesa a servizio di tutti perché ella è consapevole dei timori ma anche delle speranze e prospettive per il
futuro, e vuole che si rivolgano a lei come “madre” che non abbandona i suoi figli. Per questo, l’invito ai parroci a creare luoghi di aggregazione per favorire l’incontro con Cristo. Prima di soffermarci su questo, riporto due frasi che mi sono rimaste impresse. La prima è stata espressa durante la 15ª Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi: “Ci siamo riuniti per ascoltare la voce di Gesù «il Cristo eternamente giovane», e riconoscere in lui le vostre molte voci, le vostre grida di esultanza, i lamenti, i silenzi” 1 ; la seconda è di Papa Francesco, che esorta i giovani ad un incontro intimo con Cristo: “Lui vive e ti vuole vivo” 2 ! Espressioni molto forti che ci invitano a non scoraggiarci neanche di fronte alle nostre debolezze né davanti al peccato. Tutti i giovani sono alla ricerca di libertà e di cambiamento, e il cambiamento più radicale spinge certamente ad abbandonare le vie dell’indifferenza e della superficialità, punti critici che ostacolano molto la crescita personale perché così facendo ci si chiude nel proprio io, perdendo di vista ciò che serve a favorire anche la socialità. Per questo un tratto del Sinodo sollecita a creare ambienti che favoriscano la socializzazione dei giovani e la loro educazione umana e cristiana, progettando adeguatamente l’oratorio, promuovendo incontri diocesani ma anche regionali e nazionali di formazione e di festa, come le Giornate Mondiali della Gioventù. A tal proposito sono lieta di dire che anche la mia parrocchia di Laureana di Borrello ha partecipato quest’anno alla Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona, esperienza che certamente lascerà un segno di profonda maturazione interiore in quanti vi hanno partecipato. Ritengo che la partecipazione a questi incontri potrà consentire il confronto con la vita dei giovani delle altre Diocesi e questo costituirà uno stimolo per la crescita personale che ci consentirà di andare al passo con tutti. Nella nostra Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi, inoltre, la celebrazione del Sinodo Diocesano già avvenuta e la pubblicazione del Libro del Sinodo 3 sul sito della Diocesi ci permetteranno di approfondire i diversi punti che si vogliono concretizzare, dando così la possibilità a tutti di avere una visione generale e completa del collegamento tra cammino sinodale e pastorale giovanile. Sarà molto importante anche formare educatori attraverso percorsi che tengano conto sia dell’aspetto teologico e spirituale sia degli aspetti relazionali e delle competenze educative specifiche. Si propone di istituire poi un organismo permanente di confronto tra le diverse realtà giovanili presenti nella Diocesi, creando un osservatorio giovanile per l’ascolto degli educatori che accompagnano i giovani in campo parrocchiale, scolastico, musicale e sportivo puntando ad una formazione integrale, e mirando soprattutto che i giovani abbiano un incontro intimo e profondo con il Signore attraverso la catechesi, la vita liturgica e la carità. Penso, inoltre, che per avvicinare i giovani è importante l’uso dei nuovi linguaggi per trasmettere le verità
fondamentali della fede nei modi che essi sentono a loro più affini, e quindi attraverso la musica, l’arte, la letteratura, il teatro. Tutte occasioni che i giovani utilizzano per esprimere se stessi. E oggi ormai sarà indispensabile valorizzare anche la comunicazione digitale come canale per instaurare relazioni personali anziché essere un loro sostituto. Ad esempio noi della Fuci, come anche l’Azione Cattolica, utilizziamo i social per tessere relazioni, comunicare informazioni, evangelizzare. Alla luce di tutti ciò, si comprende come per la Chiesa sia indispensabile mettere i giovani al centro della sua attenzione e farli sentire così protagonisti, andando incontro soprattutto a coloro che sono indifferenti o lontani dalla pratica cristiana, aiutandoli ad assumere ruoli di responsabilità con una ricaduta positiva sulle realtà sociali del territorio. La nostra catechesi deve aiutare i giovani nella scoperta di Cristo, l’unico capace di dare un senso
all’esistenza: per questo anche nelle attività catechistiche è necessario introdurre nuovi metodi per annunciare il Vangelo e per rendersi più disponibili nei confronti dei giovani attraverso l’accoglienza, il dialogo e il discernimento comune. Ritengo che presentare tematiche tratte dalla vita di giovani santi sarà un valido aiuto per poter dare testimonianza in maniera più chiara e vivere la fede con profondità. Secondo
me in questo modo si aiuterà il giovane a sentirsi più parte della comunità e, soprattutto, a rendersi conto che tutto ciò fa parte del normale, aiutandolo così a sentirsi dunque a casa.

 

1 http://secretariat.synod.va/content/synod2018/it/attualita/xv-assemblea-generale-ordinaria-del-sinodo-dei-vescovi-
–lettera.html
2 Christus vivit 1
3 https://www.diocesioppidopalmi.it/libro-del-sinodo/