Paolo VI e la FUCI

La testimonianza di Giovanni Battista Montini nell’università e nella cultura contemporanea.

Home>Paolo VI e la FUCI>Montini e la FUCI

Montini e la FUCI

A cavallo tra gli anni ’20 e ‘30, dopo una fase di rapporti problematici con la Santa Sede, la FUCI stava vivendo un momento di rinnovamento di cui il nuovo assistente Montini e il nuovo presidente Righetti furono principali fautori. Attraverso un programma che mirava a «fare per prima, per massima cosa, azione interiore, culturale e spirituale», come sottolineò lo stesso Montini, la riorganizzazione della FUCI passò anche attraverso lo sviluppo della stampa. La rivista «Studium», pubblicata in precedenza fuori Roma, confluì nel 1927 nella società editrice Edizioni Studium e furono fondati nuovi periodici come «La Sapienza» (dal 1926) e «Azione Fucina» (dal 1928); su questi, in particolare su «Studium», il futuro pontefice pubblicò quasi duecento scritti, alcuni dei quali furono raccolti ed editi nel volumetto Coscienza universitaria del 1930 dalle stesse Edizioni Studium. Il cammino della FUCI, già non facile per motivi politici a causa dell’estraneità della Federazione al regime fascista, fu reso ancor più problematico da alcuni ambienti ecclesiastici italiani fortemente critici su indirizzi e scelte d’ordine culturale e spirituale. A essere preso di mira fu in particolare l’assistente Montini, il quale dovette difendersi dall’accusa che la Federazione universitaria fosse asservita alla linea del Partito Popolare. Forte fu anche l’ostilità dei Gesuiti, i quali continuavano a rivolgersi al mondo studentesco con metodi educativi tradizionali dai quali la FUCI si distingueva nettamente per una linea formativa molto più aperta. Lo scenario si aggravò quando tra il 1932 e il 1933 Montini fu più volte accusato presso i suoi superiori della Segreteria di Stato; fattasi insostenibile la situazione, in febbraio Montini – al quale tuttavia Pio XI continuò ad attestare la sua stima – con amarezza presentò le dimissioni, che in marzo furono accettate, adducendo come motivo principale i gravosi impegni in Segreteria di Stato.

di Vincenzo Cerra