«Oggi i cattolici italiani sono invitati aa prendere posizione nel campo della cultura per ragioni alquanto differenti da quelle per cui i cattolici militanti di ieri si proponevano di fare della cultura. Prima di tutto perché ieri non era tanto un problema culturale quanto un problema pratico quello che occupava l’attività dei cattolici. Ieri era l’organizzazione sia cattolica che sociale che reclamava attenzione ed energia: era l’attività polemica e politica che segnava il punto culminante dell’azione pubblica dei cattolici. Oggi questo non è più. Il perché ora non ci interessa: ci interessa il fatto.

Adesso invece si tratta di trovare la forma di attività pubblica che sia, da un lato, conforme agli ordinamenti dell’Azione Cattolica, dall’altro, consentita dalle presenti circostanze. Ora è certo che l’attività culturale, subordinata e congiunta a quella più propriamente formativa dei gregari dell’Azione Cattolica, formativa e quindi meno pubblica, e solo indirettamente con effetti sociali, subordinata altresì e congiunta a quella religiosa, di natura pubblica questa, ma dai tempi facilmente sequestrata e limitata a folle e a forme determinate, e meno influenti quindi sul mondo di convertire; l’attività culturale, diciamo, apre la via su questo medesimo mondo, con grandissimo potenziale di conquista, e con minore pericolo di adulterare la natura e la forma dell’Azione Cattolica».

Da g.b.m. [Giovanni Battista Montini], I Cattolici e la cultura,
in «Azione Fucina», 31 agosto 1930