di Vittorio Frajese  *

 Negli studi sulla censura, soprattutto in quelli di carattere storico,  sta prendendo piede una tendenza ad allargare la categoria di censura a tutti quei fenomeni sociali e individuali volti ad impedire la manifestazione di un certo contenuto mentale. Una tale tendenza conduce fatalmente alla conclusione che dove non esiste censura di stato esiste censura di istituzioni della società civile – case editrici, giornali, televisioni, partiti ecc. – e dove non esiste censura di istituzioni intermedie esiste comunque una censura introiettata dall’individuo in forme di autocensura. All’orizzonte di questo discorso sta la psicoanalisi che rappresenta la vita psichica come una serie di impulsi e di desideri che l’io cosciente reprime e nega, “censura”, per dar modo all’individuo di adeguarsi alle regole della società. La censura è così dappertutto: è una condizione del nostro vivere sociale e anzi la condizione di ogni nostro discorso. […]

Se vuoi leggere l’intero articolo, abbonati a Ricerca.

      * La Sapienza università di Roma